Helleborya è un pianeta, è un romanzo e una saga, ma soprattutto è un progetto. Un progetto di quelli ambiziosi, di quelli sui quali il creatore gioca l’all-in, perché ci crede davvero, perché lo ama, perché è convinto valga la pena investirvi il tutto per tutto.
«Vedi, Wendy, quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là e così nacquero le fate. […] E quindi, dovrebbe esserci una fata per ogni bambino o bambina.»
«Dovrebbe? Non è così?»
«No. Vedi, i bambini, oggi, sanno un sacco di cose e troppo presto smettono di credere alle fate. Ogni volta che un bimbo dice: “Non credo alle fate”, una fata muore.»