Il futuro è tornato. Alan D. Altieri propone un’opera viscerale e apocalittica di forte impatto visivo.
Juggernaut – di Alan D. Altieri, edito da Tea – è un viaggio senza tregua nella tenebra, un folle pellegrinaggio verso il buio che avvolge gli scheletri di edifici abbandonati, situati dentro una città in cancrena. Un cammino sull’orlo dell’abisso dell’animo umano, nero come la notte senza luci in cui si dipana il racconto.
La guerra è terminata. Non ci sono vincitori né vinti, solo vittime. Un’unica mega-corporazione chiamata Gottschalk ha il dominio assoluto di un mondo senza più Stati né Nazioni. I centri abitati si sono evoluti in ecumenopoli, aggregati «meta-metropolitani a sviluppo iper-dilatato». Questi luoghi sono suddivisi in enclaves, quartieri dei potenti, e under-cities, veri e propri “slam” popolati da “sub-uomini”, nei quali l’unica legge è quella della strada. «Tutto questo solcato da crepe, aggredito da erbacce lordato dagli elementi. Tutto questo assediato dalla tenebra. Che fluiva dentro la tenebra.»
La civiltà di cui narra l’autore è caratterizzata da una spietata dicotomia, una società stratificata e degradata in cui «chi possiede vive. Chi non possiede muore». Il valore della vita e la paura della morte – «dilagante, totalizzante» ma «offensivamente semplice» _ non hanno più senso, si sgretolano di fronte all’unica verità assoluta: la lotta. Ed è proprio l’elemento del conflitto che è dominante, forse più della trama medesima. Altieri traccia, sapientemente, le linee di un romanzo d’azione. Gli scontri armati sono resi in modo crudo, brutale, ma talmente tecnico che la violenza presente negli stessi viene filtrata e svuotata, ridotta a una forma quasi essenziale. «Acciaio […] Pallettoni LKX […] Impatti contro metallo e lichene. […] Va in attacco nell’aria, […] Dekker parò alto, andò in torsione, verga contro verga. Pestò di punta diritto alla gola. Crack! Trachea e mastoide, doppio sfondamento. 608 aspirò a bocca spalancata, barcollò alla cieca». Le scene relative ai massacri dei reietti che occupano le zone periferiche non esprimono orrore, né banale compiacimento, sono semplicemente impersonali: «ringhiare di insulti, calare di verghe, schianti di ossa […] Non è mai uno scontro di strada nelle under-cities. È macellazione e basta.”
Due sono le scelte appropriate che compie il narratore: la prima è l’idea di affidarsi, quasi alla fine di ogni capitolo, a degli inserti – simili a voci di Wikipedia –, al fine di spiegare cosa è accaduto prima che il declino collettivo avesse inizio, una sorta di anello mancante tra i fatti raccontati in Ultima Luce e questo nuovo ciclo. L’altra è l’intenzione di costruire un universo avveniristico partendo, però, da presupposti reali e tangibili. Il morbo che ha causato l’ecatombe si è propagato come il ben noto virus H1N1, la battaglia per l’energia è scoppiata in seguito alla scomparsa degli idrocarburi, gli attentati alla Gottschalk – a opera di un gruppo di fanatici religiosi – si configurano come una vera e propria Jihad. Non solo fantascienza, dunque, ma credibile evoluzione – o involuzione – dei nostri tempi.
La ferocia continua a dilagare in un sistema alimentato da macabri stermini. Posti alla salvaguardia dei Patrizi, che controllano le sorti dell’umanità, vi sono gli Hunter/Killer, ombre che si muovono nell’oscurità, «niente altro che tenebra perturbata». Uomini che hanno trasceso la condizione umana: «cranio rasato a zero. Volto come tagliato nel basalto. […] Tendini della gola simili a verghe sotto torsione». Figure estreme, sfrenate, prive di coscienza, immortalate in una fisicità granitica. Nessuna debolezza, nessuna esitazione. Allo stesso modo, la prosa di Altieri sembra essere il riflesso speculare delle sue creature: anfetaminica, sincopata. Lo stile linguistico è un susseguirsi di frasi scarne, dialoghi sarcastici, periodi brevissimi con a capo ripetuti, come se l’autore scrivesse in versi. E, in effetti, vi sono pagine intere di poesia nera, celebrazione e denuncia dell’insania comune, inno e al contempo risoluta condanna al conflitto bellico. «Esistono solo guerre […] depravate.»
I personaggi si muovono all’interno di una scrittura iperrealista – nella quale è la forma estetica a definire il contenuto –, vivono sotto l’egemonia di onnipotenti conglomerati economici e parlano una nuova lingua, la Glo-Lan, anch’essa specchio dell’epoca descritta: «troppe semantiche, non mescolabili, troppi gerghi non intersecabili. Nessuna ortografia […] Adesso è caos e basta. Zero sintassi. Soltanto fonetica […], solo una regressione barbarica: ringhio di strade perdute, sibilo di cloache avvelenate».
Il componimento ricerca l’equilibrio perfetto tra analisi emotiva dei protagonisti e necessità visuale. Nonostante, in apparenza, sia presente un’esigua introspezione a vantaggio di un ritmo pressante, gli individui descritti da Altieri sono sempre in bilico tra il bene e il male. Una sorta di rivisitazione del cavaliere senza macchia, ora essere perduto ma, a modo suo, puro. Emergono, inoltre, due temi fondamentali che ricorrono di frequente tra le pagine dello scrittore: il conflitto del singolo con un potere annichilente e malvagio per definizione e l’eterno scontro dell’uomo con il proprio lato oscuro.
Un’opera adrenalinica, debutto di una saga inedita che non teme la sperimentazione. Un eccellente ibrido che riesce a fondere più generi letterari: thriller, science-fiction, war story. Juggernaut comincia nella tenebra e termina alle prime luci di «un’ aurora boreale allagata di sangue», in cui non restano altro che «le ceneri dopo il combattimento», «diluvio fetido». E nulla da perdere.
Alan D. Altieri alias Sergio Altieri è nato a Milano nel 1952, dove ha conseguito la laurea in ingegneria meccanica. Per molti anni è vissuto tra gli Stati Uniti d’America e Milano.
Accanto all’attività di scrittore, Altieri porta avanti quella di traduttore. Nel corso degli anni traduce autori importanti quali Andy McNab (del quale cura l’autobiografia), David Robbins, Stuart Woods; traduce anche i primi due volumi del Preludio a Dune, scritti da Brian Herbert e Kevin J. Anderson, e le Cronache del ghiaccio e del fuoco, la saga fantasy di George R.R. Martin. Per i Meridiani Mondadori ha tradotto i racconti di Raymond Chandler e i romanzi di Dashiell Hammett. Ha recentemente curato e tradotto per Feltrinelli un’antologia di racconti di H.P. Lovecraft.