Un viaggio allegorico, alle porte della fantasia, oltre le porte del sogno, sotto la luce di una luna oscura.
“Questo non è un romanzo, nè una raccolta di racconti. Probabilmente chiamarlo romanzo a racconti è rude, ma è l’unica definizione stilistica che mi viene in mente. Forse, però, basta pensare al Richiamo come a un viaggio.” Queste sono le parole con cui Maurizio Vicedomini apre il prologo del suo romanzo, Il Richiamo della Luna Oscura. Le parole sono effettivamente pertinenti: Il Richiamo è un romanzo a racconti, pezzi di viaggio e di un puzzle che si compone in un patchwork di colori soffusi.
E questi racconti ruotano attorno alla figura cardine dell’eroe, Garrett di Nofyd Kylp. Un eroe “per caso”, si potrebbe dire: quando si comincia la lettura, si fa quasi fatica a immaginare come il ragazzino debole e biondo che si fa picchiare per aver tentato un furto di poco conto, possa, nemmeno qualche pagina dopo, diventare un guerriero: è tutto legato – e questi rimandi metafisici e filosofici arricchiscono la trama e sono presenti in buona parte della trama – alla luna eclissata, o meglio a quello che succede quando la luna mostra la sua faccia nascosta. Ma perchè la luna si è rivoltata? Di chi è la colpa, se di colpa si può parlare? Cosa lega Garrett al “Lato oscuro della luna”?
Rimandi al famoso album dei Pink Floyd , insomma: la Dark Side of the Moon è un argomento che ci perplime e ci interessa da secoli, forse eoni. E , se uniamo il mistero che affligge noi terrestri al mondo medievale fluito dalla penna di Maurizio Vicedomini – una penna promettente – possiamo giungere alla conclusione che Il Richiamo, nel suo patchwork di storie, offre variegatura, colori, un minimo di trattazione geografica , quanto basta per essere giudicata “realistica” nel suo genere. Pur mantenendo intatto l’onirismo da Dreamlands lovecraftiane che permea ogni tratto dell’opera.
Ho apprezzato e non apprezzato il metodo di narrazione a segmenti: il viaggio di Garrett nel mondo della luna eclissata non viene trattato con consequenzialità. Spesso , finito un capitolo, troveremo Garrett qualche settimana o addirittura mesi dopo, alle prese con personaggi nuovi e luoghi a noi sconosciuti; e questo potrebbe dare (soprattutto all’inizio) spaesamento. La scelta del genere è quella del fantasy classico, ma in chiave onirico-allegorica. Le spade sembrano quasi senza peso, i colori sono soffusi, tutt’altro che baroccheggianti o dark.
Meritevoli i dialoghi, soprattutto quelli tra il Serpente – personaggio affascinante e al di sopra delle parti , che mi ha un po’ ricordato Morpheus , di Neil Gaiman – e il protagonista; o anche le figure del Duca e del Barone, con il loro conflitto quasi eterno, disposti a sacrificare tutto pur di vincere la loro partita, si fanno notare. Ma sui personaggi eviterò di soffermarmi troppo. Dirò solo che ho notato qualche piccola discrepanza tra la prima e la seconda parte, ma non nello stile; i personaggi si sono semplicemente fatti più interessanti. Questo presentare figure con meno pretese, all’inizio della narrazione fino all’uscita di Garrett dalla città di Thealia, mi ha un po’ condizionato l’interesse all’inizio della lettura.
Un’ottima idea di Maurizio Vicedomini è stata presentare più volte i suoi personaggi, in diverse situazioni : non per forza, chi ci è sembrato tanto onesto e virtuoso in una situazione , dev’esserlo in un’altra. Nessuno è completamente buono, nè completamente cattivo, e soprattutto un amico può diventare nemico se i nostri obiettivi cozzano tra loro: è una lezione che molti scrittori fantasy non hanno mai imparato, e che l’autore del richiamo sembra aver appreso pienamente.
Altro puntino sulle “i”: forse per l’onirismo di cui è impregnato il romanzo, spesso non sembra che il protagonista si stanchi, ferito e sbandato nel bel mezzo delle incredibili battaglie che deve affrontare. Questo è un punto di forza , come un punto di debolezza, a mio avviso. Ma sono “l’anima dell’eroe e l’essenza dell’amore che restano” : e sicuramente questo romanzo è stato amato, coccolato, riveduto e corretto più volte. E merita l’accettazione per quelli che sono i suoi – non pochi – punti di forza.
In definitiva: se volete gustare una godibile allegoria, tra sogno e realtà, scambi di persona e fughe repentine, grandi battaglie e mostri che giocano infinite partite a scacchi, se volete incontrare distruttori e creatori, tra le pagine di un fantasy dove non ci sia la solita netta ripartizione tra buoni e cattivi, allora Il Richiamo della Luna Oscura merita senz’altro la vostra attenzione.
L’autore
Maurizio Vicedomini nasce a Napoli il 30 giugno del 1990. È laureando in Lettere Moderne presso la Federico II di Napoli, chitarrista del sabato sera e cintura nera di Taekwondo. Ha pubblicato Myrddin di Avalon (Edizioni Diversa Sintonia, 2012), un racconto lungo in e-book di fantascienza storica, Il Patto della Viverna (Ciesse edizioni, 2012), un romanzo Sword & Sorcery, e Il Richiamo della Luna Oscura (GDS, 2012), un romanzo a racconti allegorico. Ha inoltre pubblicato diversi racconti in antologie. Cura la rubrica FantaCliché su TrueFantasy, è vice-direttore della rivista Fralerighe – Fantastico e collabora come articolista per Fantasy Planet. Sito web: www.mauriziovicedomini.com