
True Blood ci offre un episodio circolare che si apre e si chiude con Sookie.
Se nemmeno tuo padre può amarti… te e il tuo desiderio di vivere comunque e nonostante tutto, allora che speranza c’è?
Allora qual è questo amore misterioso che può bastarti? Non quello dei comuni mortali, di cui conosci la meschinità di pensiero, ma quel quid misterioso, fatto di un bisogno bramoso e famelico, ma ultimamente sconosciuto e insondabile, nascosto dentro i non morti. Sookie pensava bramassero lei, sperava avessero bisogno di lei: che delusione che invece fosse la qualità particolare e il profumo del suo sangue di fata. Qualcuno dunque ha paura di lei – proprio i suoi genitori –, qualcuno la vuole per qualcosa che non è in particolare lei – i vampiri. Tutto questo per introdurre Sookie Stakehouse.
Lei esiste, per definizione, in rapporto ai vampiri, poi è stata al centro, nelle scorse stagioni, di un gruppo amicale, una famiglia eterodossa, ma funzionale, non diversamente da altre eroine prima e contemporaneamente a lei. Penso a Buffy Summers e a Elena Gilbert, parlando di vampiri e di famiglie d’elezione. Ora invece la si è voluta isolare da questo gruppo, per mettere a tema la sua identità al di là di esso. Ben, cioè Warlow, il vampiro-fata, non è una ripetizione, è una sorta di prova del nove. Ma ci arriviamo.
Jason. La scena in cui conquista la fiducia dei poliziotti anti-vampiri, confutando trionfalmente anche i nostri dubbi che non fosse capace di esporre perfettamente caratteristiche e limiti dei succhiasangue, per poi mormorare «fottuti razzisti»; la scena in cui ricatta Sarah in maniera così intelligente e magistrale sono talmente fantastiche che valgono tutte e sei le stagioni, a mio parere: una grande soddisfazione. Jason non ha mai la visione generale, gli sfuggono pezzi interi delle circostanze in cui sguazza, ma è talmente coraggioso e determinato, per quanto riguarda il rettangolino in cui si concentra, che ha tutta la nostra simpatia, perché è come noi: semplicemente fa del suo meglio quando è veramente convinto.
Allo stesso modo diffidiamo di Bill. Al contrario di Jason, lui ha la visione generale. Anche lui vuole salvare i vampiri, e soprattutto la sua progenie e i suoi “amici”, ma diffidiamo dei suoi metodi, dei suoi fini, del suo modo cerebrale di arrivare al punto. Jason è l’America, il popolo, la gente comune; Bill è l’Europa, l’intellighenzia, la politica. Ed Eric? Eric è quello che si fa catturare perché confida che in qualche modo prevarrà: l’eroe. È Ulisse, è Achille … è il Vichingo del nostro immaginario. E non sto parlando della sua rimarchevole forma fisica. Non solo, insomma. Miti, ecco.
Notazioni random: la luce sta cominciando a diventare piuttosto utile, serve per tutto ormai. Inscatolarla e venderla? Oltre a essere un «circolo chiuso», Sookie e Warlow potrebbero anche fondare una holding. Poi: I lupi che annusano le lenzuola altrui … ehm, abitudini discutibili. La piccola attrice che interpreta Emma, la lupacchiotta si è espressa in un pianto molto convincente, wow, brava. Ed ecco la macchinazione del governatore e dell’intraprendente Sarah: la cura, il virus letale per i vampiri, o entrambi. The cure, anche qui? Seriously?
Terry. Che posso dire? La morte dell’umano più umano di Bon Temps mi è dispiaciuta molto. I vampiri hanno dimostrato la loro utilità spiccia, ma diavolo, non è troppo facile? La domanda era buona: si può compiere il male e dimenticarsene, come se non fosse mai avvenuto? Si può dimenticare che il male è male? senza finzioni, elucubrazioni giustificazioniste? Terry Bellefleur era fissato? Lo aveva rovinato la guerra, come semplicisticamente pensava Arlene? Oppure lui, nella sua semplicità, pensava che non si può cambiare la natura delle cose? Che fine ha fatto il perdono? La legge, la giustizia umana non sono percepite come sufficienti. La misericordia divina è drammaticamente in mano alla fallacia degli uomini. Questo sembra dire il significativo passaggio per cui dalla tristissima morte di Terry si arriva al salmo pronunciato dall’orribile governatore, l’ipocrita gestore di un campo di concentramento. È l’orrore, lo scandalo tutto luterano della Chiesa peccatrice, senza della quale però il Dio è inesorabilmente irraggiungibile. O al massimo è come Lilith. Parziale, sanguinario, un idolo.
E torniamo concludere il circolo: Warlow aveva un sogno che chiudeva lui stesso e Sookie in un nucleo di luce e sangue. Il bene, il male – rappresentato efficacemente come fame incontrollabile – risolti in una coppia: Adamo ed Eva, praticamente. Il sogno intenerisce Sookie, quasi con dolcezza triste nota che esso implicava che lei diventasse un vampiro, al di là della sua scelta. L’amore non è perfetto. Il male ci mette lo zampino e Terry ne è la dimostrazione. Mentre Sookie ha dovuto maledire il proprio padre, addirittura.
Facciamo però un passo indietro. Se ne dicono di tutti i colori di Sookie Stakehouse, in genere, in certe zone del fandom. È ovvio: è un personaggio, perché non esprimersi liberamente? Però.
Siamo talmente saturi di ipocrisia che, al giorno d’oggi, gli uni tacciano gli altri di razzismo, di intolleranza, e robe varie, anche vicendevolmente, però si può tranquillamente dire che Sookie Stakehouse è una t … ragazza di facili costumi. Ok, è un personaggio, televisivo e magari non se la prende, però che cambia? Di una donna reale non lo diremmo? La verità è che siamo più realisti del re? più moralisti dei moralisti classici? Gli insulti provengono specialmente da donne che la accusano di «mancanza di serietà» perché è stata con Bill e poi con Eric – mi sarò pure persa qualcuno, forse – e in questo interessante episodio pure con Warlow. Una «puttana del pericolo» si è definita, citando la gente di Bon Temps, ma magari riferendosi pure, amaramente, proprio a noi fan, e lei, in effetti, riconosce lo schema. L’accetta, così dice.
Ed è con un’espressione rassegnata, dura, morta, che baratta una speranza, quella che qualcuno possa amarla senza decidere per lei qualcosa che non vuole, baratta la speranza di essere accolta esattamente com’è – persa con suo padre – per il sesso. Un amore imperfetto, pur di avere un qualsiasi amore. Perché non è questo il punto? Quanto spesso succede esattamente così?
Sookie Stackhouse è promiscua? Sookie Stackhouse è disperata. E Anna Paquin rappresenta questa disperazione davvero molto bene. Mai vista un’esplosione di luce, per quanto ottenuta col sesso «fatesco», che fosse così maledettamente triste. Forse l’inferno non è una fame che non si sazia mai, ma piuttosto una luce che non sappia illuminare davvero. La paura inconfessata che davvero la Luce sia solo un illusione.
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Lei esiste, per definizione, in rapporto ai vampiri, poi è stata al centro, nelle scorse stagioni, di un gruppo amicale, una famiglia eterodossa, ma funzionale, non diversamente da altre eroine prima e contemporaneamente a lei. Penso a Buffy Summers e a Elena Gilbert, parlando di vampiri e di famiglie d’elezione. Ora invece la si è voluta isolare da questo gruppo, per mettere a tema la sua identità al di là di esso. Ben, cioè Warlow, il vampiro-fata, non è una ripetizione, è una sorta di prova del nove. Ma ci arriviamo.
Notazioni random: la luce sta cominciando a diventare piuttosto utile, serve per tutto ormai. Inscatolarla e venderla? Oltre a essere un «circolo chiuso», Sookie e Warlow potrebbero anche fondare una holding. Poi: I lupi che annusano le lenzuola altrui … ehm, abitudini discutibili. La piccola attrice che interpreta Emma, la lupacchiotta si è espressa in un pianto molto convincente, wow, brava. Ed ecco la macchinazione del governatore e dell’intraprendente Sarah: la cura, il virus letale per i vampiri, o entrambi. The cure, anche qui? Seriously?
Facciamo però un passo indietro. Se ne dicono di tutti i colori di Sookie Stakehouse, in genere, in certe zone del fandom. È ovvio: è un personaggio, perché non esprimersi liberamente? Però.
Siamo talmente saturi di ipocrisia che, al giorno d’oggi, gli uni tacciano gli altri di razzismo, di intolleranza, e robe varie, anche vicendevolmente, però si può tranquillamente dire che Sookie Stakehouse è una t … ragazza di facili costumi. Ok, è un personaggio, televisivo e magari non se la prende, però che cambia? Di una donna reale non lo diremmo? La verità è che siamo più realisti del re? più moralisti dei moralisti classici? Gli insulti provengono specialmente da donne che la accusano di «mancanza di serietà» perché è stata con Bill e poi con Eric – mi sarò pure persa qualcuno, forse – e in questo interessante episodio pure con Warlow. Una «puttana del pericolo» si è definita, citando la gente di Bon Temps, ma magari riferendosi pure, amaramente, proprio a noi fan, e lei, in effetti, riconosce lo schema. L’accetta, così dice.
Sookie Stackhouse è promiscua? Sookie Stackhouse è disperata. E Anna Paquin rappresenta questa disperazione davvero molto bene. Mai vista un’esplosione di luce, per quanto ottenuta col sesso «fatesco», che fosse così maledettamente triste. Forse l’inferno non è una fame che non si sazia mai, ma piuttosto una luce che non sappia illuminare davvero. La paura inconfessata che davvero la Luce sia solo un illusione.
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