Azione, sentimento e arte s’intrecciano in questo paranormal romance sospeso tra passato e presente, che spiazza il lettore con un finale a sorpresa.
Chi è l’affascinante Denis, e cosa si nasconde dietro al suo singolare atteggiamento? Questi e altri sono gli interrogativi che tormentano Bianca, protagonista di un vero e proprio “intrigo internazionale”.
L’amore tra una donna e un fantasma è al centro de La collezione Lancourt, opera seconda di Manuela Giacchetta. Con una leggera “variazione sul tema”, l’autrice mette da parte vampiri, demoni e altre creature care al paranormal romance per riallacciarsi a un classico del cinema romantico: Ghost. Accanto alla componente sentimentale, troviamo però anche una massiccia dose d’azione, innescata dall’incontro tra il passato di Sabine e il presente di Bianca, giovane che sta ancora cercando di definire la propria vita.
Nella Parigi del 1908, l’arrivo della bella Sabine a casa Lancourt accende la rivalità tra i fratelli Jerome e François, già legati da un rapporto fragile e precario. Nell’Italia contemporanea, in seguito alla vendita di un quadro, Bianca viene coinvolta in una vicenda costellata di intrighi e misteri. In seguito, la giovane scoprirà che dietro alla compravendita delle opere della collezione Lancourt c’è qualcosa che la lega al passato di Jerome, François e Sabine.
Il romanzo parte un po’ a rilento per due ragioni: la prima, è il botta e risposta, appesantito dalla ripetizione di dialogue tag, che rendono meno fluida la lettura; la seconda, è la frettolosa ricostruzione degli eventi del passato. Sia il rapporto tra Jerome e François, che il modo in cui esso cambia all’entrare in scena di Sabine appaiono tracciati in maniera frettolosa e superficiale, rivelando, inizialmente, alcune ingenuità stilistiche dell’autrice. Dall’incontro tra Denis e Bianca, però, la narrazione si fa più veloce e incisiva: azione e colpi di scena si susseguono in maniera fluida e scorrevole, e i rapporti che intercorrono tra Bianca, Denis e Gerardo sono resi in tutta la loro complessità.
Persino l’inserimento del classico triangolo amoroso risulta perfettamente incastonato nel quadro della narrazione, senza mai scadere nel cliché. Da una parte, infatti, costringe tutti i personaggi coinvolti a fare scelte determinanti per lo sviluppo della trama; dall’altra, diventa per Bianca lo strumento che le consente di maturare una maggiore consapevolezza di sé. Ma il cammino della protagonista è disseminato di sfide, la più grande delle quali è incarnata da un antagonista, un temibile villain reso spietato da un incidente che gli ha sconvolto la vita.
Quasi tutti personaggi sono caratterizzati con una certa cura e, a differenza di quanto accade di solito nei paranormal romance, non incarnano canoni di perfezione fisica e psicologica: i protagonisti – Bianca, Sabine, Gerardo, Danis – sono ragazzi in cui è facile identificarsi. Restano, invece, appena abbozzati Sabine e Jerome, figure che Giacchetta avrebbe potuto approfondire in maniera più accurata.
Nell’insieme, il romanzo è scorrevole e coinvolgente, anche se alcuni colpi di scena e situazioni hanno un che di già visto. L’autrice avrebbe inoltre potuto puntare di più sull’intreccio tra passato e presente. Originale la scelta del finale, che anziché essere raccontato, viene mostrato attraverso una mirata e suggestiva scelta grafica. Lo stile, inizialmente un po’ scarno, trova una propria identità nel momento in cui mescola romance e action con esiti più che apprezzabili.

L’autrice: Manuela Giacchetta
Nata a Fabriano nel 1972, attualmente vive e lavora ad Ancona. Ha già pubblicato un romanzo dal titolo Bowling e margherite (Las Vegas Edizioni, 2011) e tiene un blog (manuelagiacchetta.wordpress.com)