Recensione: Star Trek. Into Darkness

Il secondo capitolo della nuova saga di Star Trek è una storia che convince a metà. Bravo Zahcary Quinto.

Il Dott. Spock, il Capitano Kirk e l’Ufficiale Uhura affrontano un nuovo e pericoloso nemico: Khan. I membri dell’Enterprise fronteggeranno non solo un guerriero in carne ed ossa, ma i propri demoni personali. Uhura dovrà migliorare il suo rapporto con Spock e, quest’ultimo, imparerà a far convivere la sua parte emotivamente umana, con quella di freddo vulcaniano. Infine, Kirk capirà che l’umiltà è una dote fondamentale per diventare un ottimo capitano e, soprattutto, quanto ami la sua astronave.

Il regista J.J. Abrams ritorna fra le stelle per raccontarci una nuova avventura dell’Enterprise nel film Into Darkness. Si comincia con una sequenza adrenalinica e ricca di effetti speciali, dove scopriamo che la giovane crew di Kirk è, finalmente, affiatata. Nonostante l’ottimo rapporto che intercorre fra gli astronauti, non poche sono le difficoltà da affrontare e oscuri nemici da sconfiggere.Questa nuova saga non è un remake, né un sequel oppure un prequel della precedente serie di film degli anni ottanta, ma una sorta di saga parallela all’originale.

Per riuscire nell’intento Abrams, nel suo precedente Star Trek, ha ideato un paradosso temporale con la venuta di un nemico dal futuro che, con sole due mosse, cambia il destino di Kirk e Spock, creando così un apparente nuovo universo. Idea vincente per il primo film, ma già nel secondo si avverte una certa stanchezza. I personaggi, infatti, sono gli stessi del telefilm e dei primi lungometraggi e, quindi, il regista si ritrova a giocare coi suddetti personaggi cercando di riscrivere vecchie storie. La prima parte film non riesce a coinvolgere: nonostante l’azione intrinseca della storia e gli spettacolari effetti speciali, infatti, risulta fiacco. Into Darkness si riprende nella seconda parte, diventando più coinvolgente grazie alla preponderanza dei sentimenti dei protagonisti e delle loro sfide personali.

L’ottimo 3D permette una totale immersione nello spazio e nei mondi lontani della galassia, come non accadeva dai tempi di Avatar di James Cameron. L’interpretazione dell’attore Chris Pine (Kirk) è sottotono rispetto al film precedente. Sempre brava, invece, Zoë Saldana (Uhura).Nel cast, primeggia Zachary Quinto che, nonostante la natura del suo personaggio gli impedisca di far trapelare emozioni, riesce a raccontarci i suoi sentimenti attraverso la postura e lo sguardo. Abrams, oltre a mostrarci uno scoppiettante sci – fi, ci lancia un monito: attenzione a capire troppo tardi quanto amiamo ciò che ci circonda. Kirk, infatti, scoprirà in extremis quanto ami e voglia preservare l’Enterprise, proprio come Rossella O’Hara con Tara. Un film dignitoso ma che non lascia il segno come dovrebbe.

 

 

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