Una fiction rosa a base di cervelli marci che ci insegna come sopravvivere all’apocalisse e salvare un matrimonio.
Ironicamente spietato, caratterizzato da uno schema narrativo semplice, ma rafforzato da un notevole humor nero, Finché zombie non ci separi, di Jesse Petersen edito da Multiplayer, narra le vicende di due giovani, Sarah e David, sposati da cinque anni e già in piena crisi matrimoniale.
I due protagonisti portano avanti un rapporto oramai logoro, basato sull’indifferenza e intervallato, a tratti, da brutali scatti di rabbia. Qualsiasi inezia – dalla tavoletta del water alzata, al volume della tv – diventa pretesto per un furioso litigio. Conclusione: marito e moglie non riescono più a comunicare, ragion per cui decidono di ricorrere alla terapia di coppia. Durante la ventiquattresima sessione di trattamento, però, accade l’inimmaginabile: il mondo viene colpito da un virus che trasforma gli uomini in zombie. A questo punto, i due saranno costretti a far fronte comune e a ritrovare la sintonia e la complicità di un tempo per riuscire a sopravvivere.
Il primo incontro-scontro con la psicoterapeuta zombie, la dottoressa Kelly, è al limite del surreale. Venando di umorismo la componente splatter tipica della letteratura legata alla figura del morto vivente, l’autrice, attraverso il punto di vista stravagante e incosciente di Sarah (io narrante della storia), assesta una serie di immagini dai toni vividi – dal bianco delle ossa oramai lacere, al rosso delle ferite aperte dai morsi – che rendono istantaneamente l’idea di un’estenuante lotta dei vivi contro morti, combattuta a colpi di fucile e tacchi a spillo.
Sebbene i due sposi si trovino sull’orlo di un’Apocalisse che minaccia l’umanità intera, almeno inizialmente restano ancorati nel loro microcosmo personale, fatto di battute al vetriolo e recriminazioni. Sarah e David riescono a intavolare un dibattito sui differenti gusti musicali persino nel bel mezzo di uno scontro con i non-morti, continuando a sopraffarsi l’un l’altro , quasi volessero divorarsi a vicenda.
A tale universo – tutto introspettivo e costellato da un rancore represso e reciproco – fa da sfondo una Seattle invasa dai cadaveri, in una sorta di psicanalisi al contrario, in cui – paradossalmente – i due protagonisti ricominceranno a sentire delle emozioni l’uno verso l’altro proprio grazie al contatto con la carne grigia e priva di vita di coloro che, un tempo, erano esseri umani. Non a caso, il rapporto di coppia comincerà a rianimarsi di pari passo con il dilagare dell’epidemia, e i coniugi si mostreranno in grado di riscoprirsi e di guardarsi in modo nuovo solo all’interno di uno scenario dove Eros e Thanatos sono soggetti a nuove regole, in un affannoso inseguimento alla vita e alla conservazione della stessa .
Lo stile della Petersen, scorrevole, dinamico, grottesco, fa sì che il romanzo si legga tutto d’un fiato. Le situazioni descritte, per quanto al limite dell’assurdo, non risultano mai forzate: al contrario rivelano una lucida credibilità.
Ciò detto, s’intravedono qua e là alcune pecche. La concatenazione degli eventi non rifulge certo per originalità, portando con sé il peso di un genere letterario consunto e ritrito, dal ritratto di una Seattle desolata, alla scoperta del vicino di casa, Jack, vittima a sua volta del contagio per finire al cliché dei cliché: la morte in diretta della giornalista, morsa dallo stesso intervistato.
La gestione delle reazioni istintive del personaggio di Sarah – per quanto volutamente esasperata e sopra le righe – finisce col dimostrarsi poco verosimile: la donna passa infatti da moglie in piena nevrosi a infallibile cacciatrice di zombie, senza una dovuta fase di transizione in cui vengano mostrati sentimenti basilari e atavici della natura umana, prima tra tutti la paura. Nulla, dunque sul panico suscitato dal dover affrontare orde d’infetti. Anzi, il canovaccio diviene sempre più ripetitivo: spara, uccidi e corri.
D’altronde la singolarità dell’opera risiede nella trovata di concepire i capitoli come voci di un manuale di sopravvivenza ai mostri cannibali, tracciando al contempo un “normale” affresco di vita matrimoniale. L’abilità della Petersen sta proprio nel riuscire a bilanciare le due anime del racconto il tono quasi comico con cui ritrae una coppia alla deriva, e le sfumature cupe e tutt’altro che rassicuranti di un horror apocalittico. Nonostante il romanzo sia intriso di un sarcasmo caustico e corrosivo, infatti, non mancano gli spunti per una malinconica riflessione sul dolore generato dalla necessità di uccidere amici e parenti oramai contagiati. Esemplificativo, in tal senso, personaggio degno di nota è Amanda, una superficiale cheerleader e un po’ oca che si trasforma in una cacciatrice incallita di non morti, salvo poi rimanere a sua volta vittima del contagio, in un crescendo emotivo che richiederà l’utilizzo di una massiccia scorta di Kleenex. Nelle ultime battute del romanzo, infine, la Petersen abbandona lo scherno e privilegia l’umana fragilità, straripante nelle lacrime di Sarah e Dave, a dimostrazione del più ampio respiro che contiene la storia, non solo il ricongiungersi di una coppia in stallo, dunque, ma un invito: «Amatevi, l’un l’altro. Invasione zombi o no, è l’unica cosa che conta. Alla fine». Un messaggio forse un po’ retorico, ma di sicuro impatto.
L’autrice
Jesse Petersen: La sua carriera di scrittrice ebbe inizio quando suo marito le fece notare che la rendeva più felice scrivere che fare qualsiasi altra cosa. Così decise di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Dopo alcuni anni e libri di diversi generi si fece travolgere dalla mania degli zombie lasciando in sospeso una commedia Urban Fantasy. Ora non le bastano più solo gli zombie e continua a scrivere storie di surreale normalità fatta di zombie e mostri e condite da un forte humor nero. Quando non scrive, Jesse Petersen vive a Tucson con suo marito e due gatti. Finché Zombie non ci separi – Come Sopravvivere agli Zombie (e salvare Un Matrimonio)“, trasposizione italiana di “Married With Zombies” è il romanzo d’esordio dell’ autrice, capofila della saga “Living With The Dead”, ancora in corso di pubblicazione negli Stati Uniti.