Recensione: The Hunger Games saga di Suzanne Collins

Luci ed ombre di una saga distopica divenuta un cult per molti in libreria e al botteghino

Non necessariamente un libro – o una saga, in questo caso – che sa conquistare e addirittura rapire, è valido anche concettualmente e contenutisticamente e la Hunger Games saga ne è forse un triste esempio. Considerando il grande valore che può ricoprire una distopia indirizzata a un pubblico YA – con l’implicito messaggio di libertà, protesta nei confronti di abusi e totalitarismi di ogni ordine, consapevolezza – e soprattutto considerando quanto la realtà distopica della Collins in particolare sia capace di coinvolgere tale pubblico (come probabilmente anche uno più maturo), che ne ha fatto un vero e proprio cult, divorandone i romanzi, attendendo spasmodicamente l’uscita dell’ultimo, trasformando la riduzione cinematografica del primo capitolo in un campione di incassi al botteghino, ebbene la saga avrebbe potuto davvero fare e dire molto. E invece l’autrice ha inspiegabilmente intrapreso un percorso narrativo poco comprensibile – e, probabilmente, poco gradito ai più – e ha via via nei tre volumi smontato la potenza dell’impianto distopico, depauperizzato l’implicito messaggio nobile e istruttivo, ridicolizzato e abbrutito (nel senso di degradato, imbarbarito) le caratterizzazioni dei protagonisti.

THE HUNGER GAMES SAGA – Edizione USA

Il primo libro, nonostante non possa vantare un’incontaminata originalità, perché mutua diversi elementi da altre opere, li rielabora però in modo interessante; in un certo senso, sembra la versione intimistica, già intrinsecamente cinematografica e destinata a un pubblico adolescente, del più crudo e lacerante Battle Royale di Kohushu Takami, e per questo capace di raggiungere forse un pubblico più ampio. Propone personaggi carismatici e indelebili, dai comprimari alle numerosissime spalle e comparse; un riprovevole gioco mediatico che costringe al massacro un gruppo di giovani e una protagonista ribelle che non solo si ritrova ad agire contro il potere illegittimo e perverso, ma si apre anche per la prima volta all’amore; un’incisiva cromatizzazione delle varie realtà – le scale di grigio per il distretto del carbone della protagonista Katniss, il verde ombroso della foresta in cui con l’amico Gale va a cacciare di frodo, il turbinio di colori della folle e viziosa Capitol City e dei suoi abitanti. Insomma, in questo primo volume c’è tutto il necessario per conquistare il pubblico e ricambiarlo trasmettendogli un messaggio: dallo stile fresco e coinvolgente alle descrizioni efficaci ed evocative, dalla protesta nei confronti di insulsi e deliberatamente crudeli totalitarismi all’azione nell’arena, dall’amore famigliare ai primi batticuori, e giusto per tenere in sospeso i lettori, un triangolo di quelli che creano qualche problema di schieramento.

Il secondo libro reitera parzialmente lo schema del primo, ma inserisce nuove interessanti componenti sia al world-building distopico sia al plot romance e forse tra i tre è quello più riuscito, proprio per la potenziale apertura e per i nuovi sbocchi che offre alla macrotrama. Ma, retrospettivamente, si possono cogliere già nella sua stesura i semi che porteranno nel terzo e conclusivo volume invece che allo sviluppo sperato, alla corruzione e allo svuotamento dell’intera saga, perché in esso l’autrice screditerà i valori della giustizia, della correttezza personale, della limpidezza e minerà seriamente l’integrità della protagonista, rivelando un animo egoista, sciocco, arido.

La letteratura è, tra le altre innumerevoli cose, intrattenimento. Ma quella rivolta a un pubblico young adult, in particolar modo poi se affronta temi come quelli legati alle distopie di ogni genere, deve necessariamente caricarsi della responsabilità del messaggio che trasmette. E magari, per riflesso, responsabilizzare. Le scelte narrative dell’autrice della trilogia seguono forse la via del realismo, cinico ma istruttivo. Ma il possibile appello all’elezione di un tale realismo “educativo” e disincantante, a parer mio impallidisce a fronte del valore e del potere comunicativo che può invece ricoprire la proposta di un ideale forte e cristallino, che si fa ammirare e che ispira l’imitazione.

Difficile rinnegare il potere di attrazione e coinvolgimento della saga, capace di tenere i lettori incollati alle sue pagine dimenticando pasti e coprifuoco serali; ma a maggior ragione per questo e per le potenzialità iniziali, si fatica a non ritenerla un triste, irritante e deludente fallimento.

Hunger Games saga - VOTO: /5

Anno: 2008-2010 - Nazione: USA - Pagine: - Prezzo: €
Autore: Suzanne Collins
Edito da: Mondadori
Traduttore: F. Paracchini - S. Brogli
Data di uscita in Italia: 2009-2012 - Disponibile in eBook:

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