
Famiglia è certamente la parola d’ordine per questo ultimo episodio di Once Upon a Time.
Regina, mr. Gold, Hook rivedono le loro priorità quando ricevono l’urto di una circostanza che, con un forte scossone, li rimette in discussione.
Regina realizza che Snow & company sono venuti a salvarla, sebbene non potesse davvero aspettarselo. Così avverte della minaccia del trigger e quando avrà Henry vicino a sé desidererà fare la cosa giusta e sacrificare se stessa per ritardare la deflagrazione che minaccia di distruggere Storybrooke. Cerca con un’azione buona di fare ammenda per tante cattive.
Funziona questo sistema? Dante Alighieri direbbe di sì, senza alcun dubbio. Bonconte di Montefeltro, nel canto quinto del Purgatorio, dopo una vita di peccato si salva perché pronuncia il nome “Maria”. La fatale predestinazione soccombe alla misericordia. Detto questo, tornando al personaggio di fantasia di una serie televisiva: non è scontata questa ammenda e non è scontato che in ambiente anglosassone e protestante una richiesta di perdono e un’opera buona bastino. Quanti personaggi sono rimasti nel limbo, bloccati dentro la prigione della giustizia innanzi tutto? (si affollano nella memoria, ma li caccio), invece qui funziona. È interessante? Sì, come fenomeno di percezione morale nell’ambito delle serie intese come una sorta di laboratorio filosofico. È coerente con il personaggio come l’abbiamo visto finora? Non tanto. E non perché questa sia una svolta inaccettabile o non auspicabile, ma a causa degli andirivieni improbabili che gli sceneggiatori gli hanno impresso in questa ultima tornata di episodi. Insomma, Regina, fra stragi del passato, programmate stragi del presente, la tendenza a desiderare il perdono, l’inclusione nella nuova famiglia e il rifiuto sprezzante e orgoglioso di farne parte, con la solita machiavellica propensione al suo proprio egoistico interesse, non mi sembra segua un percorso lineare. E non basta dire “Tutti mi vedono come la regina cattiva… compreso mio figlio. Fammi morire come Regina”. Questa ricerca di chi Regina davvero sia, di quanto la magia l’abbia contaminata e di quanto invece l’odio e l’invidia fossero farina del suo sacco non è stata affatto coerente; in alcuni episodi entusiasmava, in altri lasciava di sasso, e non per una positiva e stuporosa meraviglia. “Digli che alla fine sono riuscita a fare la cosa giusta”: ok meno male, ma troppo facile mettere la ciliegina sulla torta del finale.
Inoltre, come sappiamo Regina è sopravvissuta ed è pronta per una nuova avventura in un’altra dimensione, e allora nella prossima stagione come la mettiamo? Per ora la sua opzione è per il Bene, ma in effetti non si può sapere con certezza, date tutte le volte in cui ha fatto dietrofront e ha deciso che era più conveniente rimanere cattiva. Forse il bello è proprio questo?
Nel frattempo però ancora una volta, grazie a lei, Emma, Snow e David capiscono di essere una famiglia, accogliendo l’input di Henry e così si assoda che non si lascia indietro nessuno e quando si sceglie una strada che porta al male anche se sembra l’unica, la verità è che è solo la più facile. A questa conclusione giunge Biancaneve, comprendendo al fine l’origine e la natura della sua oscurità e confezionando una convincente massima morale per aspiranti eroi: c’è sempre un’alternativa a fare del male, basta scegliere eventualmente la strada più difficile. O anche: se la soluzione è facile non la vogliamo. Così viene digerito ed espulso l’episodio dell’uccisione di Cora, che serve anche come sfondo al percorso di Regina.
Del resto tutti i nostri amati cattivi fanno un percorso simile e la teoria della “conversione” è espressa dall’episodio del rapporto fra Hook e Baelfire. Il pirata made in Ouat ribalta completamente gli schemi classici di Peter Pan: è lui il buono – che poi, insomma, si era già capito – mentre la presenza oscura è quella dell’ombra malefica che cerca qualcuno… un ragazzo… ma ne parleremo dopo. Dunque, i ragazzi perduti sono loschi individui inquietanti: mi sono piaciuti parecchio! E Hook teme Peter Pan (e si sapeva). Quando il pirata raccatta Bael dal mare dell’Isola che non c’è, una volta compreso che quello è proprio il figlio della donna che amava, vuole stabilire un rapporto con lui, all’inizio per carpire il segreto del punto debole dell’Oscuro, ma poi forse per ricreare quella famiglia in cui aveva sperato. Le cose però non vanno troppo bene, il ragazzo lo rifiuta, e così trionfa la visione che Emma gli rinfaccia poi a Storybrooke “Bada a te stesso e non sarai mai ferito”.
“Beh, per me ha funzionato” risponde Hook, a cui Bae sulla Jolly Roger aveva rinfacciato “Odiate mio padre così tanto che non capite di essere proprio come lui”. Non era successo proprio questo a Regina con Cora, a Tremotino con i crudeli che lo mortificavano accusandolo di codardia? La morale della storia, il senso della conclusione delle diverse storyline dei cattivi in questa season finale è quella che proclama Emma in risposta “Sì, finché non funziona più”.
E perché pensare solo a se stessi per difendersi dal dolore non funziona più? Perché quando si incomincia a tenere a qualcuno cambiano le priorità e la difesa dalle emozioni, la cura del proprio interesse, si incrinano, lottano per sopravvivere e poi capitolano. Così Regina, dopo aver accolto la cura di Emma e Snow, riconosce di aver sbagliato e di voler rimediare sacrificandosi: Regina non vuole essere la copia di Cora; Tremotino, quando è il momento in cui sembra che Storybrooke debba scomparire, decide di usare il dono del nano per far recuperare la memoria a Belle e far ritornare colei che gli voleva davvero bene. Lo fa per lei e per sé stesso: ha bisogno di un abbraccio dopo aver scoperto di aver perso Neal. Anche lui riconosce la propria colpa: non sono stati Tamara e Greg ad averlo perduto, ma è lui che ha fallito, lui lo ha ucciso. Di fronte a questo c’è bisogno di perdono: Belle ha sempre visto il meglio in lui, Lacey era solo uno specchio in cui riflettersi pavoneggiandosi del proprio potere.
La dottrina cattolica della confessione parla di alcune necessità per ottenere il perdono: la “contrizione” col proposito di non più peccare; l’accusa dei peccati; la volontà di soddisfare e riparare il male commesso; l’assoluzione da parte di un altro (il prete nell’ambito della Chiesa). Ora ditemi se non è quel che succede in questo episodio. Tutti, addolorati, riconoscono il proprio male davanti a un altro: Regina con Emma ed Henry, Tromotino davanti prima a Snow e David e poi di fronte a Belle; Hook praticamente davanti a noi, che siamo spettatori del collegamento fra il presente e il passato. Tutti provano a riparare: Regina contiene il potere della gemma, Gold porta il mappamondo magico e accetta di partire alla ricerca di Henry, che è sì forse la sua rovina, ma è anche suo nipote, oltre alla possibilità di fare ammenda tardiva rispetto a Bae; Hook torna indietro con la Jolly Roger e offre il fagiolo magico residuo. Alla fine, dopo tante storie, si ritorna alla morale naturale, che non per nulla è quella cristiana, anche se i nuovi cattivi, Tamara e Greg, sembrano essere connotati come i tipici religiosi fanatici. Meditate gente, meditate!
E così ricondotti tutti i cattivi “redimibili” nell’alveo della famiglia, senza manco un minimo di bagaglio, si parte per l’altra dimensione, dove attende un pauroso nuovo cattivo, più inquietante proprio perché originariamente manifestazione sbarazzina del Bene. E poi, oltre ad avere la certezza che Neal è in buone mani – così si danno da fare pure un po’ Aurora e il principe Filippo – finalmente siamo condotti verso una linea di trama che era potenziale sin dalla prima stagione, cioè cosa cavolo sia Henry. Già, perché oltre a ricordare le categorie essenziali del Bene, tipo “non si lascia indietro nessuno” e “la famiglia prima di tutto” – che vanno bene pure per i Marines e per la Mafia – una funzione nella storia doveva pure averla. Se all’ombra Peter Pan serve un corpo, il ragazzino per l’anno prossimo potrebbe pure crescere abbastanza per fornirgliene uno adeguato.
Oddio! Che sia proprio lui il nuovo villain della prossima stagione?!
Arrivederci all’anno prossimo: stay tuned!
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Autore: Antonella Albano
mag 20, 2013
Last Updated mag 20, 2013
Once Upon a Time 2×22 “And Straight on ‘Til Morning”
Famiglia è certamente la parola d’ordine per questo ultimo episodio di Once Upon a Time.
Regina, mr. Gold, Hook rivedono le loro priorità quando ricevono l’urto di una circostanza che, con un forte scossone, li rimette in discussione.
Regina realizza che Snow & company sono venuti a salvarla, sebbene non potesse davvero aspettarselo. Così avverte della minaccia del trigger e quando avrà Henry vicino a sé desidererà fare la cosa giusta e sacrificare se stessa per ritardare la deflagrazione che minaccia di distruggere Storybrooke. Cerca con un’azione buona di fare ammenda per tante cattive.
Inoltre, come sappiamo Regina è sopravvissuta ed è pronta per una nuova avventura in un’altra dimensione, e allora nella prossima stagione come la mettiamo? Per ora la sua opzione è per il Bene, ma in effetti non si può sapere con certezza, date tutte le volte in cui ha fatto dietrofront e ha deciso che era più conveniente rimanere cattiva. Forse il bello è proprio questo?
Oddio! Che sia proprio lui il nuovo villain della prossima stagione?!
Arrivederci all’anno prossimo: stay tuned!
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