Esplosiva, dinamica, originale, animata, emozionante e – perché no? – sensuale.
Così è stata questa saga dal suo esordio, grazie ai due protagonisti straordinariamente riusciti; alla vivace presenza dei comprimari (così ben caratterizzati da ritagliarsi uno spazio proprio nelle serie spin-off, la Night Huntress World e la Night Prince); allo stile frizzante dell’autrice, capace di una narrazione sempre ironica e coinvolgente, in cui azione, sentimenti, sano gore ed erotismo si alternano armoniosamente; e, infine, grazie alla scelta – insolita nel panorama dell’urban fantasy adult – di proporre per protagonista una coppia stabile, solida, addirittura sposata (soluzione che l’autrice adotta anche per i deuteragonisti), legata da un amore le cui profondità e sensualità non sbiadiscono mai.
“Mi prese il volto tra i palmi quando mi ritrassi, fissando i miei occhi mentre abbassava le difese e lasciava che la sua aura mi pervadesse, intrecciandosi alle mie emozioni finché non riuscii più a dire dove finivano i miei sentimenti e iniziavano i suoi. Dalla frustrazione, l’amore, la lussuria e la preoccupazione che si riversavano fuori da lui, immaginavo avrebbe voluto fare l’amore con me affinché nessuno dei due fosse in grado di pensare… E poi trattenermi finché non fosse sorto il sole. L’intensità di tutti quei sentimenti mi disse che l’ultima cosa che voleva fare in assoluto era quella che fece di lì a poco.”
Colpisce dunque il carattere un po’ scolorito e insipido di questo sesto capitolo. All’idea iniziale accattivante e con interessanti potenziali sviluppi, seguono invece – deludentemente – capitoli ripetitivi e poco incisivi. Anche la partecipazione di comprimari “di peso” come Spade, Denise e Ian, non riesce a far prendere il volo al ritmo della narrazione. Per lo meno non alle alte quote cui l’autrice ci ha abituati. Alcuni personaggi poi, che nei volumi precedenti hanno animato la scena, qui appaiono solo ai suoi margini e spesso come ombre di loro stessi, come Tate, Justina e – in modo particolare – Don, che addirittura sembra tradire la caratterizzazione originaria (cambiamento plausibile data la nuova forma di fantasma cui deve abituarsi e la comprensibile vulnerabilità, ma che comunque trasmette un senso di delusione e persino di diffidenza).
Nonostante quanto detto, One Grave at a Time non è un romanzo sgradevole o mediocre, ha solo la “sfortuna” di dover affrontare il naturale confronto con quelli che l’hanno preceduto, che perde clamorosamente. In sé, infatti, è abbastanza valido e conquista una certa dignità con la rielaborazione del personaggio storico che fu co-autore, insieme a Jacob Sprenger, del Malleus Maleficarum; Heinrich Kramer, qui in veste di fantasma, riesce ancora a soddisfare la sua sete di sangue e il suo bisogno di soggiogare e uccidere le donne, assumendo forma corporea ogni vigilia di Ognissanti e conquistando il ruolo di antagonista d’eccezione di Cat e Bones, che cercheranno di mettere fine ai suoi crimini e alla sua esistenza. Questa scelta coraggiosa – e forse un poco ambiziosa – consente all’autrice di affrontare temi come, nello specifico, l’iniquità e la follia di un’istituzione storica come l’Inquisizione e, in generale, la vulnerabilità delle donne nella società – purtroppo sempre attuale – e la piaga della “caccia alle streghe” che perdura nei secoli, cambiando solo nomi e trovando nuovi innocenti obiettivi tra i diversi e gli ultimi.