Young Doctor’s Notebook – La miniserie

“Oh stia tranquillo, io ho ucciso. Creda nella mia esperienza di chirurgo.”

Young doctor’s Notebook è la trasposizione cinematica degli Appunti di un giovane medico, una serie di sei racconti, quasi interamente autobiografici, pubblicati nel 1922 con l’iniziale titolo di Appunti sui polsini da Michail Afanas’evič Bulgakov pochi anni dopo le sue reali esperienze.

La mini serie consta quattro episodi e riprende alcuni degli aneddoti più celebri dei racconti, storpiandone però più di una volta la natura originale per dare un taglio più cinematografico alla produzione e mancando alla fine l’obiettivo di creare un prodotto che riesca a risultare fedele all’originale, quantomeno nello spirito.

Vladimir Bomgard (Jon Hamm), dottore di mezza età sul quale indagano gli agenti della Čeka, torna con i ricordi proprio nel bel mezzo di una perquisizione, ai tempi in cui era più giovane e felice, tra ingenuità ed errori che all’epoca parevano terribili e insormontabili, ma che ora, a distanza di anni, sembrano inevitabilmente piccoli e quasi risibili. In una serie di flashback in cui vengono raccontati singolarmente vari episodi della sua vita come giovane medico, il vecchio dottore conosce se stesso da giovane (Daniel Redcliff) stupendosi di quanto sia cambiato in meno di vent’anni. Tra tragicità e umorismo a volte un po’ troppo forzato, il giovane Vladimir troverà la forza per crescere, mantenendo intatto il suo idealismo e la sua voglia di aiutare gli altri fino alla fine della serie, ma il netto contrasto con il sé da anziano, colui che ricorda, sembra rimandare solo la sua inevitabile sconfitta e caduta in un inutile e sconsiderato cinismo.

Le singole scene sono riprese molto bene e i dialoghi, spesso fedeli ai passi realmente scritti da Bulgakov, riescono a volte a risultare brillanti e sono sempre ben recitati dai due attori protagonisti. Sono le atmosfere di fondo a sembrare forzate, molto meno tragiche e a volte fastidiosamente leggere rispetto ai toni cupi degli originali Appunti, risultando macabramente da commedia e perdendo molto del raggelante realismo dei racconti. La scelta poi di far vivere direttamente a Bomgard tutte le esperienze che spesso il dottore ascoltava o viveva non in prima persona sono sfociate in alcune scelte discutibili, come quella di rendere l’anziano Bomgard un inguaribile morfinomane schiavo della droga. Inspiegabile poi il fatto che dei sei racconti sia stato tagliato proprio l’ultimo, Ho ucciso, in cui si evince davvero la vera atmosfera dei racconti.
In conclusione, di fronte a Young Doctor’s Notebook bisogna chiedersi: perché?

Per quale motivo quest’opera è stata creata? Essendo un adattamento cinematografico di un’opera letteraria, dovrebbe attenersi fedelmente alla stessa o partire da delle basi già prefatte per creare una storia propria. Questo non succede in Young Doctor’s Notebook, tristemente sito in una via di mezzo che non riesce a spiccare il volo in nessun punto, dall’inizio alla fine, risultando piatta e scorrendo via senza lasciare nessun segno. Non rispecchia fedelmente i racconti di Bulgakov proprio nei punti più importanti dell’opera dello scrittore russo e non riesce davvero a far riflettere o a divertire. Molte delle trovate aggiunte dal regista risultano spesso d’intralcio a una storia che forse non aveva bisogno di venire immortalata in una miniserie. Scene di sesso comiche tra il giovane Bomgard e una robusta levatrice, incontri fiabeschi che ricordano vagamente lo stile dei Monthy Python, con Leopold Leopoldovich, il predecessore di Bomgard, che appare come un fantasma quasi a stuzzicarlo e altre situazioni esasperate al solo fine di strappare un sorriso forzato, rendono vani gli sforzi degli attori, tutti calati nella loro parte, di riuscire a dare un tono migliore alla serie.

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