Perché Workil si risveglia circondato da cadaveri? E chi è la terribile creatura che risiede in quel luogo di morte e oscurità?
Il suo nome è il Massacratore, e le sue origini sono avvolte tra le ombre del mito. Per Workil, giovane e scafato ladro, sarà l’inizio di un’impresa irta di ostacoli, anche mortali, culminanti in una sorta di caccia al tesoro e di “un’avventura nell’avventura”, in perfetto stile fantasy.
Non si può dire che quello di Fabio Girolami sia un esordio scialbo, anzi; nel suo romanzo gli ingredienti ci sono tutti, e gli eventi vengono inanellati e richiamati con precisione, senza risultare lacunose. Ma la forza de L’ombelico del male, è soprattutto la capacità di riuscire in trecento pagine a “tenere attaccato” il lettore, senza cadere nel tranello della situazione ripetuta per cercare di arrivare al finale “a tutti i costi”, allungando oltremisura il racconte. Qualche reiterazione si trova in alcune espressioni, che risultano alquanto “ampollose” nei capitoli in cui la vicenda è vista secondo il punto di vista del Massacratore, ma l’autore fa avvertire al lettore il proprio background di appassionato di giochi di ruolo, oltre che di lettore di fantasy classico. Molti sono i riferimenti alla letteratura del genere, le citazione dirette; e i meccanismi insisti nella costruzione narrativa, come i personaggi, ricalcano quelli dei giochi di ruolo. Un neo che si evidenzia: diversi errori legati probabilmente a qualche disguido tecnico e qualche refuso; problemi che tuttavia non pregiudicano la lettura.
Workil, giovanissimo ladro, si risveglia in un luogo oscuro, circondato da decine di cadaveri. E’ nudo, e non ricorda com’è finito lì. Avverte soltanto gli occhi bruciare e, inevitabilmente, un insopportabile odore di morte. In questo contesto avviene il primo incontro con un essere abominevole, che soltanto in seguito scoprirà essere il Massacratore. Workil riesce a sfuggire alla creatura, e da lì cerca di escogitare il modo di uscire da quel luogo, chiamato l'”ombelico del male”. Si addentra nei cunicoli, dove s’imbatte in diverse creature, amiche e nemiche: Snik, la lucciola Sbrilla, pericolosi ragnetti, pipistrelli obbrobriosi. A un certo punto, Workil scopre alcune mappe che lo conducono sulla strada della verità relativa alle origini del mostro e alle modalità per sconfiggerlo; nel frattempo salva dalle grinfie del mostro, Mirta, una bambina di 8 anni seviziata dallo stesso, ma coraggioso come poche persone, e che avrà un ruolo centrale negli sviluppi successivi della vicenda.
L’avventura per Workil non si risolve però con lo scontro con la creatura. Intorno a questa vicenda, è costruita quella del tentativo di uccidere il sovrano del Regno di Dorial, re Argot da parte del senatore Colbian, facendo ricadere la colpa sulla futura regina, Malian. I piani vengono svelati da Workil e dal suo maestro, Astral, insieme a cui si è introdotto negli appartamenti della principessa; un’incursione che, si capirà soltanto in seguito, non era finalizzata a un furto, ma a sventare un tradimento. Per i due però non c’è scampo e Colbian, con l’aiuto delle guardie, li relega nella buca, luogo in cui vengono inviati i criminali in attesa di giudizione. A Dorial, infatti, si ritiene che soltanto coloro che riescono a uscire dall’ombelico del male possano essere ritenuti innocenti. Ma nessuno è mai riuscito a uscire da lì, a parte colui che ha lasciato a Workil gli indizi che lo guidano verso una libertà molto difficile da conquistare, in cui è previsto lo scontro con il Massacratore.
Nel romanzo di Girolami si torna a respirare le atmosfere del fantasy più classico, anche se l’inizio fa pensare a un horror alquanto splatter. Ma gradualmente la vicenda assume toni fantasy: Workil viene tratto in salvo da Snik, creaturache ricorda il Gollum di Tolkien, anche per la propensione al furto. L’essere, gracile e per nulla gradevole, non è però schiavo di un anello; è una creatura figlia del male, che nel male ha trovato le ragioni di una tristezza e di un desiderio di essere accettato. E la malvagità da cui è sopraffatto, nasce da una supposta ingratitudine da parte di Workil, che scappa da lui, sottraendogli alcuni oggetti magici. La magia è un altro dei temi dominati. Magica è Sbrilla, la lucciola che diventerà guida e consolazione,tratteggiata sul modello di Campanellino, ma che, a differenza della fatina di Peter Pan, non ha forma antropomorfa. E richiama il fantasy più classico la figura del re, ma soprattutto quella della principessa Malian, non molto approfonditi psicologicamente, ma sicuramenti legati alla fiaba tout-court.
Personaggi legati al back-ground fiabesco tornano e, insieme a loro, anche un contesto medievale appena accennato da Workil. La vicenda si svolge nel Medioevo, l’epoca evocata o d’ambientazione di un fantasy classico. Si tratta del Medioevo degli intrighi di corte, che danno gli spunti per creare “un’avventura nell’avventura”, entrambe mai disgiunte e “incastrate” con coerenza. L’intrigo di corte diventa per Workil l’occasione per fare luce sul suo passato, scoprendo di essere legato alla principessa Malian da un vincolo che prescinde l’appartenenza al medesimo popolo, ormai estinto. Il fantasy classico, con tanto di aiutante e oggetti magici, non stride con l’horror iniziale, piuttosto, s’incontra con quel fantastico cui Frankenstein ha dato “il grande impulso”, senza addentrarsi mai nel terreno della fantascienza, come si potrebbe pensare relativamente alla genesi del massacratore.
Non lascia insoddisfatti il finale, che, a un certo punto sembra virato su un lieto fine “sfolgorante”. In realtà una nota particolarmente drammatica s’insinua, risultando tenera. In questo romanzo tutto è in crescendo: il ritmo, le situazioni, la qualità delle trovate. Se infatti inizialmente al lettore pare di essere catapultato in una situazione horror un tantino ritrita, procedendo con la lettura, viene coinvolto da pensate anche ingegnose, in cui Girolami dà dimostrazione di una fantasia fervida che, avvalendosi di situazione note, sa operare rivisitazioni non banalizzate. In questo romanzo confluisce molta letteratura: da Tolkien (il percorso che ricorda quello affrontato da Lo Hobbit, con tanto di ragni) a Carroll (vedere il dado con le frecce e lo specchio che non riflette le persone) arrivando al mito del Minotauro, ma anche al Minosse rappresentato da Dante nella Divina Commedia e che qua è sostituito dal Massacratore. Tanti riferimenti, ma anche la gioia della narrazione, che per l’autore non è mero esercizio stilistico, ma si configura come un gioco. Un gioco divertente ed emozionante anche per il lettore.
L’autore: Fabio Girolami
Nato a Viareggio nel 1978, la sua passione per il fantasy e per il surreale nasce quando inizia a partecipare a giochi di ruolo come Dungeon & Dragons. Da sempre partecipa con racconti, canzono e poesie a concorsi anche nazionali. L’ombelico del male è il suo primo romanzo.