Anna vestita di sangue – Kendare Blake

Tra fantasmi cruenti e acchiappafantasmi adolescenti: un romanzo cupo e misterioso

Una situazione ormai classica: una casa infestata da un fantasma. Un’entità che non si limita a spaventare le persone: Anna le uccide, in maniera cruenta. Ma cosa si cela dietro alla sua crudeltà? E perché non si scaglia contro “l’acchiappafantasmi” Cas, nemico che dovrebbe temere? 

Un passato tutto da scoprire s’intreccia al giallo del ritrovamento di alcuni cadaveri, accomunati dai morsi che ne deturpano i volti. Quando il padre di Cas, cacciatore di fantasmi, muore in circostanze misteriose,  il figlio farà di tutto per far luce sull’accaduto. E nella luce troverà risposte inattese sulla leggenda di Anna Vestita di Sangue.

Anna vestita di sangue: un fantasma dal passato misterioso

Scordiamoci i simpatici acchiappafantasmi resi celebri dall’omonima pellicola e dai cartoni animati: nel libro della Blake le atmosfere sono tutt’altro che ridanciane e, anche se protagonisti sono degli adolescenti, le tinte si fanno fosche, virando su sfumature rosse e nere (nulla a che vedere con Stendhal, però!). Tra citazionismi e momenti ad alta tensione, Anna vestita di sangue – che negli States ha conquistato un vasto pubblico di lettori – ha le caratteristiche per piacere agli appassionati del genere e non solo: una costruzione molto buona, una penna capace di addentrarsi in labirinti non semplici, generando atmosfere d’effetto. Certo, non mancano alcune pecche, proprio perché quello dell’horror, pur essendo un territorio molto battuto, è forse uno dei più complessi. Non è facile “spaventare” senza cadere nel ridicolo, e talvolta non si riesce a superare il labile confine che tra il “disgustoso”, lo splatter, e la paura vera e propria. L’autrice gioca dunque su un campo minato, riuscendo a cavarsela. Anche se il vero punto di forza del romanzo, ciò che riesce nell’intento di toccare il cuore del lettore, è senza dubbio il delicato rapporto che nasce tra l’umano Cas e il fantasma Anna.

Cas ha diciassette anni e una vita tutt’altro che tranquilla: caccia infatti fantasmi. Sin dall’infanzia è stato costretto a continui spostamenti, dettati  dall’istinto “di caccia” del padre, dal quale il giovane eredita, oltre all’insolito “mestiere”, anche  l’arma con cui la portarlo avanti: l’Athame, un coltello con cui “uccidere” i fantasmi. Alla morte del genitore, ucciso da una creatura misteriosa, il novello cacciatore di fantasmi s’imbarcherà nell’impresa di scovarne l’assassino, incontrando sul proprio cammino numerose sfide. Le cose si complicano al suo arrivo a Thunder Bay, dove si troverà a fronteggiare un essere particolarmente forte: Anna vestita di sangue, autrice di omicidi efferate. Anna abita una casa “della morte”, dove Cas incontra la vita. La creatura al quale è venuto a dare la caccia, inspiegabilmente, lo risparmia. E non solo: Anna diventerà la chiave d’accesso al mistero della morte del padre.

L’incipit è fulminante: troviamo Cas alle prese con un fantasma e con l’ennesimo trasferimento. Ad accoglierlo un’High School americana  ritratta in maniera piuttosto approssimativa e popolata da personaggi “tipo”, che ricorrono di frequente in questo filone letterario. All’inizio, pur scorrendo bene e con un buon ritmo, la lettura propone situazioni sin “troppo” rodate, tipiche dell’horror adolescenziale. Come da copione, i bulletti di turno, nel tentativo di mettere in difficoltà il nuovo arrivato, finiranno col l’attirare su di sé la furia del mostro. In questo caso, il mostro è Anna, autrice di delitti i cui moventi restano avvolti nel mistero. Altro elemento familiare è quello della casa maledetta, che in alcuni momenti rammenta quella resa celebre dal regista Sam Raimi. Un edificio che “vive di morte” , e che proprio per questo è tanto più atroce. E se la Blake – pur regalando alcune descrizioni di buon livello – aggiunge poco di nuovo a questo tòpos letterario,  la storia non manca di svolte interessanti. Soprattutto quando Cas, e con lui altri, cercheranno di andare in fondo al mistero del sangue che ha intriso l’abito bianco di Anna.

A questo punto, subentra un lato più emotivo: il tono della narrazione si fa più intimista, e la terribile creatura svela la tragedia del suo passato. Grazie a un incantesimo, i protagonisti vengono catapultati alla fine degli anni Cinquanta, a casa di Anna. Qui l’adolescente viene uccisa brutalmente, e il sangue che sgorga dalle sue ferite imbratta l’abito bianco con cui sarebbe dovuta andare al ballo scolastico. Cas e gli amici svelano quindi i moventi che hanno portato all’omicidio della sfortunata ragazza e scoprono che, come da viva è sempre stata prigioniera di una famiglia puritana, che è stata causa della sua dipartita, anche da morta Anna è  prigioniera di una maledizione. Soltanto un atto d’amore potrà liberarla, perché, come insegnano anche i grandi classici, è proprio la libertà la condizione basilare dell’amore. Il personaggio di Anna acquista così uno spessore e un’umanità toccanti e viscerali, trasformandosi da implacabile carnefice a vittima dall’innocenza infranta. Un traslato che non può essere compreso se non da qualcuno che è capace di empatia, come Cas, il ragazzino che ancora non conosce l’amore, ma che le vicende della vita hanno fatto crescere anzitempo.

La locandina de La casa di Sam Raimi, film evocato da Anna vestita di sague

Cas, al secolo Teseo Cassio, ha una madre che pratica il voodoo e un gatto, Tebaldo, che non sopporta, ma che è indispensabile nel suo “mestiere”. Un mestiere che il ragazzo ha scelto soprattutto nella speranza di riuscire a trovare il responsabile della morte del padre. La sua decisione non trova però l’appoggio della madre, che ritiene che il figlio non dovrebbe sentirsi in obbligo di portare avanti una missione che rischia di mettere a repentaglio la sua stessa vita. Ma il senso di responsabilità e i sentimenti che il giovane comincia a nutrire per Anna prevalgono sul buon senso.  Anche stavolta, l’amore tra un umano e un essere sovrannaturale si presenta come cliché letterario, superando però un certo schematismo. Finalmente i personaggi non vengono tratteggiati come “gradevoli a tutti i costi”, e c’è spazio anche per qualche ribaltamento degli stereotipi. Ben trovata la scena in cui Carmel, la reginetta della scuola, irrompe nel bel mezzo della battaglia con una mazza ferrata, rivelando un inaspettato coraggio e compiendo un gesto che rappresenta un simpatico colpo di scena.

Come in ogni romanzo horror che si rispetti, non manca  poi “il Male”. La Blake sfugge a una visione manicheista, evitando di tracciare una netta linea di demarcazione tra luce e tenebra. Al contrario, malgrado i pregiudizi messi in campo ed espressi da alcuni dei personaggi, nel male si esprime qualcosa che prescinde dalla cattiveria fine a se stessa, intrecciandosi col destino – che qui, alla stregua della tragedia classica, è visto come qualcosa d’ineluttabile – e a forze oscure capaci di sconvolgere le esistenze. Nel caso di Anna, il  male affonda le radici in un passato atroce; nel caso di Cas, assume invece le sembianze di una creatura dagli occhi cuciti (anche questa una figura ricorrente nella letteratura di genere, presente ad esempio in Apocalypse Kebab, di J. Tangerine); occhi cuciti che evocano un inquietante simbolismo. Ultima – ma non per questo meno importante – rappresentazione del male, è la casa all’interno della quale s’intrecciano i destini dei protagonisti: un luogo in apparenza oscuro e  insidioso, che si rivelerà essere solo un covo di profonda disperazione. A questo punto, il quesito nasce spontaneo: cosa c’è davvero dopo la morte?

Anna vestita di sangue, narrato dal punto di vista del protagonista, ha dalla sua una costruzione narrativa ben strutturata e un citazionismo che rimanda volutamente a opere letterarie e cinematografiche di successo. La penna della Blake sa mantenersi sempre sul filo del rasoio, anche se, in alcuni casi, avrebbe dovuto mitigare l’effetto splatter, ricorrendo maggiormente all ironia.  Si sente inoltre la mancanza di un’adeguata capacità descrittiva e la caratterizzazioni di alcuni personaggi tende a risultare superficiale al punto da sfociare nello stereotipo. Molto toccante, invece,  il rapporto tra Anna e Cas, che, proprio per la sua particolarità, resta sospeso in un alone di mistero. Il romanzo giunge alla sua conclusione attraverso un’indovinata serie di colpi di scena, regalando al lettore un  finale aperto che lascia spazio a diversi quesiti su eventuali, nuovi sviluppi della vicenda. Ma del resto, i libri che instillano quesiti, sono da sempre quelli che incidono maggiormente sul lettore, stimolandone l’immaginazione e la fantasia.

L’autrice: Kendare Blake

Adottata all’età di sette mesi, lascia la Corea del Sud per approdare nella cittadina di Cambridge, nel Minnesota. Si è laureata negli USA e ha conseguito un master in Scrittura Creativa presso l’università di Middlesex, a Londra.

Anna vestita di sangue

di Kendare Blake
Titolo originale: Anna Dressed in Blood
Traduzione: Marco Ceragioli
Casa Editrice: Newton Compton
Collana: Newton Narrativa
Pagine: 288
Prezzo: € 12,00 E-book: 4,99 €
Codice ISBN: 978-88-541-3772-1

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