La maternità non ha placato il caratterino di Shayl’n Til Lech, protagonista di nuove e rocambolesche avventure in Nuova Vita di Dilhani Heemba.
Sulle tracce del marito, la caparbia Mezzosangue si trova di nuovo a combattere contro terribili nemici, in nome dell’amore e della libertà in cui crede.
La nascita del primogenito, Alessio, avvenuta in assenza del marito Dahal, non spegne la carica di Shay, il personaggio uscito dalla penna di Dilani Heemba, che fin dal primo capitolo della duologia ha mostrato una personalità unica.
In Nuova Terra si è fatta conoscere come orfana un tantino scapestrata. Ora, in Nuova Vita, il lettore trova Shayl’n Til Lech sovrana e madre, alle prese con responsabilità che, tuttavia, non l’hanno cambiata nell’essenza. Shay resta una ragazza impulsiva e testarda, ma di grande cuore. Proprio il suo temperamento le porta a vivere diverse disavventure. Il secondo capitolo di questa saga è caratterizzato da un sviluppo coerente e lineare della trama, un’attenta analisi dei personaggi e delle situazioni, una storia d’amore resa in tutte le sue sfaccettature, e un’ atmosfera che realizza sincretismi culturali incisivi. Alcuni nei: lo sviluppo della narrazione, che in diversi punti avrebbe potuto essere limata a favore del ritmo; alcune situazioni, basate sullo schema rapimento-fuga, un po’ troppo ripetute; una scrittura, che, pur essendo attenta e sensibile, soprattutto nella prima parte (primo libro), ha diversi errori, alcuni dei quali rilevanti, che avrebbero dovuto essere corretti attraverso un editing più attento.
Dopo un esordio che ha avuto diversi riscontri positivi, arriva il capitolo conclusivo della duologia di Dilhani Heemba. Shay è diventata mamma di Alessio e, malgrado non abbia una formazione politica, è una sovrana che cerca di regnare seguendo i criteri di equità e saggezza, in nome della pace. La giovane, però, è triste per l’assenza di Dahl, marito e padre del primogenito, e vive nella speranza di poterlo riabbracciare. Un giorno, a sorpresa viene a sapere che la Tigre è stata avvistata in un paese lontano. Superate le prime perplessità, Shay decide di mettersi in viaggio, alla ricerca del marito. Conosce il contrabbandiere Tip, che la aiuta a giungere in Africa – un’Africa diversa da quella odierna – e da lì cominciano avventure e disavventure dal sapore picaresco, tra battaglie, tentazioni che mettono alla prova l’amore dei due protagonisti, fughe, rapimenti e tradimenti. Non mancano ovviamente alcuni colpi di scena, alternati a momenti d’amore. Il tutto nel segno della continuità rispetto al primo capitolo, con uno sviluppo della trama molto ampio, che ricalca, appunto, molte dinamiche del precedente.
In primo piano, uno schema ormai collaudato, basato principalmente sul rapimento e sulla fuga – forse un po’ troppo presente – riproposti anche nel secondo lavoro. La duologia di Dilhani Heemba potrebbe essere inseritoa nell’ambito delle grandi epopee narrative, in quanto il lettore si trova catapultato al centro di un contesto storico-geografico immaginario, segnato da forti conflitti, non molto lontani da quelli che contraddistinguono e hanno contraddistinto anche in passato, il nostro mondo. L’autrice mette in evidenza i rapporti di potere e le fratture di una Terra profondamente mutata, dopo il 2012, restituendo alcuni dettagli del pianeta trasformato. Nel secondo libro, questo mondo trova una codificazione geografica più compiuta rispetto al primo, tracciata dai viaggi compiuti dai protagonisti. Accanto, si trova la componente supernatural, che nasce da modificazioni genetiche attuate dall’uomo, in parte ancora avvolte nell’alone della leggenda. Non mancano nemmeno qua le trasformazioni e la lettura del pensiero di cui sono capaci i protagonisti.
La Nuova Terra è diversa dai mondi distopici, contraddistinti da un forte background tecnologico di molti romanzi. Non troviamo la società controllata di Brave New World, o mondi dal sapore weird come quelli creati da Martin o Goodkind. Nessun pianeta con più lune, nessuna astronave, solo qualche veicolo differente, ma per il resto la Nuova Terra di Dilhani, mutata a causa di un Grande Terremoto avvenuto nel 2012, assomiglia molto a quella attuale, malgrado gli assetti cambiati. C’è una forte componente multietnica, e il culto seguito è quello Mariano, riprendendo, in un certo senso, anche se sulla base delle concezioni cristiane quello della Grande Madre, precedente alle grandi religioni patriarcali. Tale culto, si trova però accostato ad altri, in cui, ancora una volta, è il femminino a prevalere.
Shay, personaggio che fa conoscere tutti i lati di se stessa, anche quelli più fragili, rappresenta il femminino, ma in maniera positiva, non negativa, come ha inteso fare la cultura patriarcale. La protagonista della duologia è una donna emancipata, che crede nei valori della pace, dell’amore, della famiglia. È madre, ma questo non le impedisce, forse a volte in maniera avventata, di lanciarsi nelle avventure per cercare di realizzare quei valori in cui crede. È un personaggio di grandissima umanità, che sbaglia, cade e si rialza e, a volte, s’incaponisce negli errori. Non è un’eroina perfetta e indomita, tipo Lara Croft, ma è proprio questo suo carattere così peculiare, descritto con minuzia, a far innamorare il lettore. Senza contare che Shay rappresenta il tipo di donna che non si lascia incatenare nella condizione di madre e moglie, ma cerca di esprimere se stessa, oltre i ruoli fissi tradizionali, mantenendo al contempo un rapporto positivo con diverse convenzioni.
Shay, sovrana, madre, moglie e donna innamorata. La relazione con Dahal è qualcosa di totalizzante, basata su un sentimento così forte da superare ogni confine. È però un sentimento difficile, ostacolato, anche per ragioni di sangue, ma che non porta a esiti tragici, anzi. Rispetto alla letteratura tradizionale, l’amore, che spesso è visto come antitetico alle convenzioni sociali, qua viene coniugato alla convenzione stessa, che, rappresenta il coronamento di un sentimento. L’amore è spruzzato da un erotismo raffinato e giocoso, che mostra la complicità della coppia. D’altro canto la coppia che vive anche momenti critici deve far fronte alla gelosia, ma anche alle tentazioni. Nella delineazione del rapporto tra i due, Dilhani Heemba ha il pregio di descrivere accuratamente azioni e reazioni, in maniera attenta, per nulla superficiale.
Una penna che sa cogliere le dinamiche di una relazione speciale. Come nel primo, Nuova Vita ha uno sbilanciamento verso la componente romance, che prevale nettamente. Nel capitolo conclusivo della duologia, la componente supernatural avrebbe potuto avere altri e ulteriori sviluppi e invece si arresta, limitandosi alla parte delle percezioni e delle trasformazioni, già trovate nel lavoro precedente. La trama viene sviluppata in maniera coerente e vi è una compiutezza in questa duologia, anche se il finale potrebbe far pensare a nuovi sviluppi. Alcuni punti avrebbero però potuto essere limati a favore dell’azione, e si notano diversi errori nella scrittura, che pur se scrupolosa e capace di emozionare, ha delle pecche e deve ancora affinarsi nella tecnica e nello stile. Nuova Terra e Nuova Vita sono però romanzi dalle buone premesse e potrebbero essere, anche per la particolarità dell’argomento, un’epopea interessante.
L’autrice
Nata nello Sri Lanka, ma italiana per adozione, Dilhani Heemba risiede a Roma e sogna di affermarsi come scrittrice. Ha all’attivo alcune pubblicano on-line, tra cui Le figlie di Ananke. Black Light, racconto gratuito leggibile sul suo sito. Il su è un “nom de plume”: Dilhani è un nome molto diffuso nel suo paese d’origine, mentre Heemba è una sorta di acronimo dell’inizio del nome, del cognome e del secondo nome. Nuova Terra è il primo capitolo della dualogia che sarà completata da Nuova vita. La speranza dell’erede. Per conoscerla meglio: dilhaniheemba.blogspot.it