È già in fase di pubblicazione un suo romanzo di fantascienza. Alexia Bianchini è un vulcano di idee e non si ferma mai. Per lei la scrittura è possibilità di contaminazioni, ben oltre generi ed etichette e da questa sua volontà di sperimentare nascono i racconti di Alter Ego.
L’universo femminile protagonista dei racconti scritti dall’autrice milanese. L’essere umano, la macchina, la vita, la morte. Ma soprattutto un segnale di speranza, verso la libertà, come espresso dalle ginoidi uscite dalla penna di Alexia.
Nella prefazione al libro, Claudio Cordella, vice direttore di Fantasy Planet, scrive: “strizzando inconsapevolmente l’occhio a una delle autrici di punta del cyberpunk americano, Pat Cadigan, l’inventrice del tecno-femminismo, questa scrittrice ci porta per mano in un universo iper-tecnologico, cupo, violento, nel quale sono la mente e il corpo delle donne a essere protagoniste”. I racconti di Alter Ego aprono uno spiraglio sull futuro che “potrebbe essere”. La porta verso un domani fatto di rinnovamento è aperta dalle ginoidi protagoniste di racconti che, nell’atmosfera cupa dominante e ricca di citazionismi, insinuano lampi di luce positivi. Rammentando che la diversità di cui ci racconta Alexia Bianchini è portatrice di valori aggiunti e non deve essere ragione di ghettizzazione.
1. Alexia, da Minon (scritto a quattro mani con Fiorella Rigoni) ad Alter Ego. Dall’urban-fantasy alla la sci-fi: un cambio di rotta, generi che s’intrecciano, un’evoluzione sul sentiero della narrativa?
Credo che la scelta migliore nella narrativa sia quella di non ghettizzarsi. Scegliere di rimanere vincolati a un genere ben preciso, per il mio modo di vedere la vita, equivale a limitare l’orizzonte. Amo il mondo fantastico in ogni sua sfaccettatura, dal fantasy al weird, passando per il gotico, l’horror e la sci-fi. La contaminazione mi permette di ampliare i sensi e presentare al lettore diversi mondi.
2. I racconti che compongono il tuo nuovo lavoro nascono in una fase particolare del tuo percorso di autrice?
Nascono dal bisogno di mettere al centro della fantascienza un universo femminile. Sono poche le scrittrici di questo genere e poche anche le protagoniste del gentil sesso. Le ginoidi non mancano, ma spesso sono il contorno, non certo la portata principale.
3. Una prima particolarità di ogni singolo racconto, è la presenza di protagoniste femminili. Chi sono queste protagoniste e che cosa hanno in comune?
Hanno in comune il desiderio di vivere. Desiderano interagire con il mondo, partecipare e non solo assistere da spettatori relegati in un ruolo determinato. Vogliono scegliere!
4. Da Priscilla 02 a Drusilla, passando per la Sissy di Assassina… Creature artificiali che cercano la libertà, che si ribellano a una situazione che non riescono più a vivere. In questo c’è un collegamento con la condizione della donna, sia nelle sue evoluzioni, che nell’attualità, dove ancora emergono fortissime contraddizioni e retaggi radicati che alimentano ancora stereotipi?
Purtroppo sì. Lo si legge ogni giorno sui quotidiani. Non dico che l’uomo e la donna debbano necessariamente essere uguali, la diversità può essere un vanto, ma se ci fosse il rispetto, come regola base, le differenze non diverrebbero vincoli né difetti da sottolineare.
5. Com’è proprio del genere, il rapporto uomo/macchina è centrale. Come si sviluppa nei tuoi racconti?
In Alter Ego l’uomo è messo in secondo piano. Le creature artificiali sono protagoniste indiscusse, il loro nucleo fittizio si è evoluto, hanno generato l’anima, vera star di ogni storia. Sono diventate come noi, perché vittime dei desideri, soggiogate da impulsi, ma ancora vergini, colme di speranza.
6. Nella realizzazione di creature artificiali, l’uomo esprime la volontà di avere schiavi (in questo caso schiave) al suo servizio o un collaboratore che lo supporti nella quotidianità, migliorandone la qualità (io propenderei per la prima)?
Credo che il fine sia quello di avere qualcuno/qualcosa che faccia il lavoro “sporco”. L’umanità è difficile ai cambiamenti, la storia insegna quanto siamo subdoli e ipocriti. Ovviamente ci sono sempre, per fortuna, persone che si ribelleranno alla massa, ed è questo che ci permette di evolvere, altrimenti saremmo mercé di pochi, elettisi a padroni.
7. De-generazione rispecchia probabilmente l’anelito che l’essere umano ha nei confronti della perfezione. Le creature artificiali esprimono più un tentativo di migliorare, o un’ossessione che alla fine, crea più danni e, dunque, mostri quali zombi?
Il desiderio di perfezione porta a un cambiamento spesso legato all’insoddisfazione. Se diviene ossessione è impossibile decelerare la frenesia dell’umano vittima di se stesso e dei propri limiti. I difetti ci identificano, ci caratterizzano. Desiderare la perfezione può portare a una de-generazione del nostro stato. In questo racconto ho voluto spingermi oltre, usando la figura dello zombi come antitesi alla vita.
8. Un altro aspetto importante dei tuoi racconti è l’atmosfera dark, che troviamo in Minon. Questa nasce da una tua attitudine/visione personale o è funzionale alle vicende narrate?
Credo appartenga al mio stile, qualunque generi affronti. La filosofia gotica permette di mettere in luce le diversità, la malinconia e la tristezza, puntando però verso la luce, ossia verso la speranza di un cambiamento.
9. Nei contrasti uomo/macchina emerge un’idea di fondo: che in fondo la macchina che prende coscienza di sé e si affranca dall’uomo, risulta più “umana” dell’essere umano stesso? O è l’essere umano che è “troppo umano”?
L’essere umano è colmo di difetti. Se questi convergono verso un fine positivo, anche gli errori saranno giustificabili. Quando l’essere umano è vittima di vizi e succube dell’egoismo, produce un danno incolmabile. La macchina nasce da un progetto di base, dovrebbe essere priva di difetti, perché mancante di umanità. Con il tempo credo che potremo riuscire a colmare questo vuoto, sono certa che in un futuro lontano esisteranno cyborg simili a noi, magari meno umani, quindi più innocui, si spera.
10. I racconti echeggiano un citazionismo diretto e indiretto, attinto a vari generi letterari. Arrivando allo stile e ai contenuti: quali autori/autrici ti hanno ispirato? E ci sono anche situazioni di attualità/cronaca o tratti dalla vita di tutti i giorni e da esperienze personali che ti hanno dato l’input?
Ogni generazione crea le sue citazioni. Persino una frase pubblicitaria potrebbe far riemergere una reminiscenza, ma a una sola fetta di umanità. Ho giocato con Via col Vento, Madama Butterfly e Capitan Harlok, per citarne alcuni, che per i giovani direbbero ben poco, ma spero possano creare curiosità. Mi sono ispirata soprattutto a una sensazione: la solitudine. Le mie protagoniste vivono, ma si sentono sole, emarginate, diverse. Eppure sono proprio queste caratteristiche a farle emergere a dar loro forza e voglia di vivere.
11. C’è un racconto o un personaggio (o anche più) tra quelli creati, cui sei più legata? Se sì, per quale/i ragione/i?
Sono legata a molte di loro, ognuna possiede una caratteristica che mi affascina. Lola è caparbia, Priscilla è una sognatrice, Drusilla è forte e coraggiosa.
12. Alexia, ti vediamo sempre super attiva! Hai già qualche nuova pubblicazione in fase di uscita? O qualche idea in fase di “scrittura”? Puoi anticipare qualcosa?
C’è in pubblicazione un romanzo di fantascienza, e anche qui le contaminazioni non mancheranno nella speranza che venga apprezzato da lettori di diversi generi.