La Stirpe – Meljean Brook

Steampunk e romance nella Londra del 1700.

Gli scaffali delle librerie dedicati al genere fantastico sono cresciuti in maniera esponenziale, e la conseguenza inevitabile di questo è l’appiattimento su certe storie, per cui risulta non sempre facile trovare qualcosa di originale e si rischia la ripetizione pressoché costante di storie d’amore tra creature paranormali, universi fiabeschi che riecheggiano la Terra di Mezzo e altre tematiche del genere, affascinanti ma che se troppo ripetute possono stancare.

Per questo motivo è senz’altro interessante dare un’occhiata (e una lettura, ovviamente) a La stirpe di Meljean Broook, che arriva in italiano per Newton Compton dopo aver raccolto premi letterari, con un titolo che non rispetta l’originale, The iron duke, riferito ad uno dei protagonisti, e una copertina che, per quanto affascinante, trae in inganno verso quello che non è un romanzo paranormale per adolescenti, ma un libro insolito nel panorama della letteratura di genere attuale.

In un’Inghilterra del Settecento dove esiste una tecnologia già avanzata e dove il mondo è sopravvissuto, diventando in parte meccanico partendo proprio dai corpi degli esseri umani, a un’invasione di zombie, la detective Mina Wentworth, eroina forte in un mondo che ha visto stravolti tutti i suoi valori, si trova a dover indagare con l’aiuto di Rhys Trahaearn, eroe nazionale soprannominato appunto il Duca di Ferro (da cui il titolo originale), su una serie di fatti inquietanti che li legheranno indissolubilmente, e che possono rimettere in gioco un equilibrio raggiunto a fatica.

Ci sono echi del genere fantascientifico steampunk, che periodicamente torna in auge richiamandosi al suo nonno, Jules Verne, che creò per la prima volta l’avvenire nel passato, ma anche una storia d’amore appassionata ed adulta (i protagonisti non sono adolescenti al primo amore, anche se immortali, ma persone con un passato e un presente non leggeri da reggere), avventure ai confini della realtà e di un mondo stravolto e una rilettura di un genere che solitamente non si distingue per originalità, e cioè quello legato agli zombie.

Di solito, infatti, le storie di zombie, dai film di Romero al serial The walking dead, si svolgono in assolate distese a stelle e strisce contemporanee, dove il solito esperimento scientifico a sfondo militare va male e ridesta orde di morti viventi famelici, senza il fascino e i desideri dei vampiri e dei lupi mannari, che incalzano un gruppo di eroi per caso in qualche centro commerciale o altro edificio abbandonato.

Qui invece le atmosfere sono ben diverse, il mondo costruito è un altro, ricco di fascino e di reminescenze che spaziano da Jules Verne appunto a Jonathan Swift per arrivare fino alle opere del mangaka Leiji Matsumoto, Capitan Harlock in testa, e la vicenda, mescolando avventura, paranormale, mondi alternativi nel presente e amore, non è mai banale e scontata, rileggendo con una chiave nuova vecchie tematiche e proponendo nuovi spunti a un genere che rischia altrimenti di ripiegarsi troppo su se stesso, richiamandosi ad uno dei filoni più curiosi del genere fantascientifico, da troppo tempo diventato forse troppo criptico in altre sue manifestazioni, forse perché incapace di riuscire a pensare ad un futuro realizzabile e interessante.

Questo Settecento alternativo, minacciato dai morti viventi e da altri mostri, in un mondo simile al nostro ma dove vivono elementi della fiaba, dell’horror e della fantascienza, non lascia certo indifferenti e non sarà un esempio isolato: forse altri autori e autrici percorreranno questi sentieri insoliti, fatti di navi volanti e di oceani infestati da mostri, di creature per metà meccaniche e di nanotecnologie che hanno stravolto la vita sul nostro pianeta oltre duecento anni prima, ma soprattutto Meljean Brook ha intenzione di riprendere in mano i suoi Rhys e Mina (un chiaro omaggio a Dracula di Bram Stoker) e di far loro vivere altre avventure, in seguiti di prossima uscita che a questo punto si è curiosi senz’altro di leggere.

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