Un pianeta che rischia di essere fagocitato dal buio intergalattico. La speranza di salvezza, affidata a Dirk Larien, tornato su Worlom, seguendo il richiamo del suo cuore. L’affresco cosmico-epico di George R.R. Martin, intitolato In fondo il buio, fresco di stampa per Gargoyle Books.
È l’autore di fantascienza più letto in America e in Europa. Penna prolifica, premiata con numerosi riconoscimenti, oltre che apprezzato da milioni di lettori e dalla critica. Martin, creatore de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, è approdato in libreria con In fondo il buio (Dying of the light).
L’uscita, recentissima per le Edizioni Gargoyle Books, è datata 19 aprile 2012, per l’ideatore della saga Le cronache del ghiaccio e del fuoco che ha ispirato il videogioco di ruolo Game of Thrones e la serie tv Il trono di spade. Si tratta di In fondo il buio, primo romanzo del genere di George R.R. Martin, in cui si delineano atmosfere decadenti assimilabili e a quelle dell’epoca in cui stiamo vivendo.
La domanda sorge spontanea: Se fosse il pianeta Terra, un giorno, a finire la sua luce e a sprofondare per sempre nel buio intergalattico? Questo è il triste destino del pianeta Worlorm. Terra desolata e singolare, Worlorn vaga solitaria negli spazi interstellari. Qui, sembra non esserci più posto per i sentimenti; condannato alla sua ultima stagione di luce il pianeta sta per essere risucchiato come da un grande buco nero. Per questo mondo solo una labile speranza di riscatto affidata a Dirk’t Larien, uno dei protagonisti della storia, richiamato su Worlorn dall’amore di Gwen, che pensava di aver perso… ma nulla è come aveva immaginato e la stessa Gwen è una donna diversa da quella che aveva conosciuto; ora è unita a un altro uomo, Jaan, da un legame subalterno e di protezione e a un pianeta che sta morendo. Per salvarla e difendere i valori in cui crede, nonché offrire al pianeta una possibilità di sopravvivenza, Dirk sarà costretto a lottare con tutte le sue forze fino ad affrontare un decisivo e forse fatale duello.
Con una scrittura visionaria, a tratti lirica e fortemente evocativa, Martin trascina il lettore in un mirabile affresco cosmico in cui si rintracciano tutti gli ingredienti del suo immaginario fantascientifico, la cui perfetta realizzazione è rappresentata dal ciclo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Un immaginario, quello dello scrittore statunitense, che per la sacralità delle liturgie guerresche e dei codici d’onore costituisce anche un omaggio alla grande tradizione epica e omerica, dell’Iliade soprattutto. Mescolando elementi della classicità con quelli del fantasy e della fantascienza, Martin ci racconta di un futuro che non possiamo non percepire come minacciosamente vicino per la struggente attualità dell’idea di una terra morente, per la metafora luce-ombra/vita-morte sottesa a tutto il romanzo, per il ritratto dei falsi uomini che richiamano alla memoria la dicotomia di P.K. Dick tra uomini e androidi e, non ultimo, per quel senso di dolorosa nostalgia che ammanta il pianeta di Worlorn di qualcosa che sembra irrimediabilmente perduto.
Nato nel 1948, è uno dei più grandi autori viventi di fantasy e fantascienza. Oltre a essere uno scrittore, Martin è produttore, sceneggiatore cinematografico e di fumetti. Le sue opere sono state tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo, svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco, ungherese e finlandese. Della sua vastissima produzione ricordiamo Le cronache del ghiaccio e del fuoco, Il battello del delirio (Gargoyle 2010), Armageddon Rag.