L’arena, dove un tempo i Gladiatori combattevano per il piacere degli Imperatori, diventa un bosco in cui i combattenti non solo devono temere i loro simili, ma soprattutto i trucchi virtuali del governo. Benvenuti alla settantaquattresima edizione degli Hunger Games.
Dal successo mondiale della saga letteraria di Suzanne Collins, creatrice di un mondo alternativo, crudele e destabilizzante, il regista Gary Ross (di cui ricordiamo principalmente l’avveniristico Pleasantville) regala vita ai personaggi della saga con un’intensa e fedele trasposizione cinematografica.
E’ il giorno della scelta dei tributi per gli Hunger Games e la nostra giovane protagonista Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) si reca nel bosco per un’ultima seduta di caccia con l’inseparabile amico Gale (Liam Hemsworth). La vita è dura al Distretto 12: miniere di carbone e popolazione ridotta alla fame. Per Katniss però, orfana di padre e con una madre incline alla depressione e una sorellina da mantenere (Primrose), la vita è ancora più dura: per questo ha dovuto imparare a cacciare piccoli animaletti nel bosco da rivendere in cambio di cibo. Gale è il suo unico amico, mentre la piccola Prim è il suo unico amore.
Il mondo apocalittico e distopico, dove si svolgono le vicende, è situato nel vecchio Nord America. Adesso è il regno di Panem, governato da Capitol City e diviso in 12 distretti, i quali vengono numerati in base alla loro importanza nella scala del regno: maggiore è il numero, minori sono le condizioni di vita dei suoi abitanti. Ogni anno, due ragazzi per distretto vengono selezionati dalla capitale per essere offerti, in nome della pace, come tributi agli Hunger Games, un violento reality in onda in tutto lo stato nel quale questi ragazzi dovranno cercare di uccidersi l’un l’altro sino a che non ne resterà in vita solamente uno: il vincitore.
La nostra giovane Katniss è costretta a proporsi come volontaria in quanto dall’urna è uscito il nome della piccola Prim, che non solo è giovanissima (13 anni), ma soprattutto non sarebbe mai in grado di sopravvivere ad un prova del genere. L’altro componente del distretto 12 che viene scelto è Peeta Mellark (Josh Hutcherson), figlio del fornaio. Dopo aver salutato la madre, la sorella e il suo affezionato Gale, Katniss prende il treno che la porterà a Capitol City. Durante il viaggio Peeta si dimostra ansioso di conoscere i trucchi del gioco, mentre Katniss rimane in un silenzio quasi accusatorio. E’ evidente in lei il disgusto per tutto quello che la circonda. Le cure estetiche, il cibo esagerato, l’opulenza di vestiti e trucchi degli abitanti della capitale: tutto le ricorda la miseria a cui lei, la sua famiglia e tutti gli abitanti del distretto sono costretti a vivere. Ci saranno scommesse sul vincitore, ci sarà il tifo e, come nelle migliori tradizioni degli anfitrioni romani, sarà necessario conquistare la folla. E inoltre non bisogna dimenticare i regali che gli spettatori potranno fare ai giocatori durante lo scontro. Tutto questo potrebbe facilitare la sopravvivenza. In termini di paragoni con il mondo odierno, potremmo definirlo un futuristico televoto?
Sul treno, Katniss e Peeta conoscono il loro mentore: Hyamitch (Woody Harrelson), un passato vincitore che adesso addestra i giovani tributi, quasi sempre ubriaco e sotto gli ordini del governo, come fosse di loro proprietà. Dietro a tutto questo sfarzo c’è una controversa lotta di classe guidata dal Presidente Snow (Donald Sutherland), che si affida a Seneca per portare gli Hunger Games verso la direzione che il pubblico vuole vedere e, soprattutto, che loro vogliono vedere. Assolutamente i tributi non debbono pensare di poter combattere per il loro destino. Anzi, gli Hunger Games servono soprattutto per evitare sedimenti rivoltosi in un popolo che, per il bene del regno, deve rimanere sottomesso. L’immagine di Katniss viene accuratamente preparata dal tenero Cinna (Lenny Kravitz), che si dimostra subito un confidente per la ragazza: è lui infatti che la convince ad ingraziarsi il favore del pubblico inventandosi un personaggio, nonostante un carattere difficile. Un abito rosso fiammante e la trovata di arrivare alla serata di presentazione dei tributi per mano permettono a Katniss e Peeta di sconvolgere la folla. Questo d’ora in avanti sarà il loro piano: dare agli spettatore qualcosa che di inaspettato e inatteso. E Peeta, durante l’intervista pre-gara, rivela di essere innamorato di Katniss da molti anni, ma di non aver mai avuto il coraggio di dirlo. Inizialmente la ragazza è furiosa, ma poi si rende conto che il ragazzo lo ha fatto esclusivamente per creare la storia dei due amanti sfortunati e far breccia così nei cuori del pubblico. Dallo sguardo con cui Peeta guarda la ragazza, però, ci si accorge quasi immediatamente che forse i suoi sentimenti per lei sono più sinceri di quanto lui stesso voglia ammettere e che la scusa della storia da raccontare a tutti i costi forse gli da quel coraggio che non ha mai avuto.
Dopo un breve periodo di addestramento fisico in cui i tributi fanno la conoscenza gli uni degli altri e in cui si possono far vedere le varie abilità, il grande giorno è arrivato. Katniss viene vestita amorevolmente da Cinna per l’ultima volta: il ragazzo non dimentica la spilla portafortuna della ghiandaia imitatrice e dice a Katniss che se gli fosse permesso scommettere lo farebbe su di lei. Ma non c’è tempo per le belle parole: mancano 45 secondi alla discesa nell’arena. Non appena scesi, i tributi dovranno cercare qualunque cosa possa essere loro utile e soprattutto dell’acqua, perché potrebbe non essere semplice trovarne mentre si è in fuga nel bosco. Durante il primo assoluto momento della gara, una sconvolta Katniss assiste alla mattanza di 11 tributi su 24.
Appare subito chiara l’alleanza dei tributi dei primi distretti, soprattutto tra i due ragazzi del distretto 1, che si alleano con quelli del distretto 4 ed iniziano a dare la caccia a Katniss, che nel frattempo, sapendo vivere e muoversi nei boschi, non ha difficoltà a difendersi sia dagli attacchi provocati intenzionalmente da Seneca (Wes Bentley), colui al quale il Presidente affida le redini esterne del gioco, e da quelli dei compagni che vogliono ucciderla. Addirittura, Peeta, che si accompagna a loro, con l’inutile tentativo di salvarla, alla fine la intrappola in cima ad un albero. Arriva però un piccolo alleato: Rue (Amanda Stenberg), ragazzina minuscola del distretto 11 che, come non è difficile immaginare, ricorda a Katniss la sorellina. Katniss riesce, con l’aiuto di Rue, a rovesciare un enorme sciame di vespe velenose sui suoi inseguitori dormienti e poi a fuggire con lei. Durante quei pochi momenti che Katniss e Rue condividono, tra le due si instaura subito un rapporto tenero: entrambe hanno un disperato bisogno di affetto in mezzo a tutta quella “morte”. La serenità però dura poco: Rue viene uccisa. Katniss è disperata: tutti i suoi sforzi per proteggere la sua piccola amica non sono serviti e non le resta che seppellire Rue in mezzo a profumati fiorellini, cantando la canzone della valle che soleva cantare alla sorellina per farla addormentare.
Mentre ancora cerca di salvarsi la vita, Katniss ritrova Peeta, ferito gravemente ad una gamba, e non può fare a meno di provare affetto per lui. A questo punto, vedendo che sono rimasti pochissimi tributi, il governo decide di azzardare una mossa pubblicitaria: quest’anno potranno vincere ben due tributi, sempre che provengano dallo stesso distretto. E così Katniss e Peeta iniziano ad incarnare veramente la figura dei due amanti disperati e, con l’assoluto favore del pubblico, arrivano anche a sconfiggere non solo tutti i tributi rimasti ma, soprattutto, politicamente il sistema. Infatti, dopo essere rimasti gli unici due tributi vivi, vengono informati che la regola del doppio vincitore è annullata: ma Katniss non ci sta e convince Peeta a morire insieme a lei. Appena un attimo prima che i due ragazzi ingeriscano delle bacche di mora velenose una voce li ferma e li dichiara vincitori. Peeta è al settimo cielo: è vivo, ha vinto gli Hunger Games e, soprattutto, ha conquistato la ragazza dei suoi sogni. Sogni che Katniss infrangerà, rivelando la sua tattica: così come Peeta aveva usato il suo amore per lei per ingraziarsi il pubblico, nell’arena lei ha fatto lo stesso, regalando al pubblico a casa una favola romantica. Questo tipo di atteggiamento, perennemente in contrasto con il sistema e con le regole di Capitol City, porta Katniss sull’altare della gloria per i cittadini, ma le regala una fama politica di destabilizzatrice che, probabilmente, dovrà pagare in futuro.
Il film, come del resto anche il libro, rappresenta una trasposizione del mondo in cui viviamo con spunti futuristici. Ci sono diversi elementi che portano lo spettatore a pensare che, di riflesso, l’autrice della saga abbia voluto regalare ai suoi lettori (e di conseguenza agli spettatori del film) una sua idea di come sarà il nostro futuro. Nella peggiore delle ipotesi le classi sociali saranno drasticamente separate e questa volta niente lotte di classe per l’uguaglianza: dal distretto 5 in poi, la popolazione è stremata dalla fame e dall’indigenza ed ha perso lo spirito combattivo per affermare i proprio diritti. Per almeno metà del film, la sconfitta e la rassegnazione si riscontrano anche negli occhi di Katniss, che ci appare invece finalmente una combattente solo dopo aver perso la piccola Rue. Non viene spiegato chiaramente durante il film, ma è facile prevedere che la ribellione dei distretti poveri, in un futuro non lontano, possa essere guidata dalla nostra piccola vincitrice, che con o senza consapevolezza, cambiando le regole ferree degli Hunger Games e garantendo la sopravvivenza a lei e a Peeta, ha regalato ai più indigenti la lontana speranza di potercela fare anche nella loro vita miserabile. Un ottimo punto di collegamento con il mondo moderno: la televisione. I distretti poverissimi sono dotati di particolari schermi ultra moderni per assistere ai giochi di morte. Assistendovi vivono lo stesso dramma dei piccoli protagonisti? Si nutrono di questi momenti di avventurosa e disperata lotta per non pensare, almeno per la durata dei giochi, alla loro vita che si ripresenterà uguale giorno per giorno, per sempre? Non somiglia molto a quello che certi reality ispirano a persone facilmente impressionabili? Un sogno di avventura che la vita nega, comodamente seduti sul divano di casa propria.
Il film è una produzione Warner Brothers del 2012. Negli States il film è uscito di fine marzo, mentre in Italia esce ufficialmente nelle sale il 1 maggio dopo l’anteprima, proiettata solo in alcune sale cinematografiche, del 30 aprile. Gli attori principali sono già stati contattati per il seguito: La ragazza di fuoco, le cui riprese dovrebbero iniziare quest’autunno. L’autrice della saga letteraria, Suzanne Collins, ha lavorato al soggetto con la crew del regista Gary Ross. Secondo i primi dati degli incassi, il film ha avuto un esordio pazzesco: ben 150 milioni incassati solo nel primo week-end. Per gli esperti, il terzo miglior incasso di sempre del cinema americano.