L’intervista: Dilhani Heemba

Al lavoro sul secondo capitolo della duologia di Nuova Terra, Dilhani Heemba racconta del primo libro e della sua esperienza di autrice autoprodotta. E anticipa: “il seguiro sarà un libro molto duro”.

Un libro che ha visto la luce grazie a una scelta coraggiosa, forse anche ardita, in un momento di discussione accesa relativa al mondo editoriale.  L’autrice,  Dilhani Heemba, al lavoro sul secondo capitolo di Nuova Terra, ne parla con umiltà, ma anche con la determinazione di chi intende “farcela”.

Dilhani Heemba, un'autrice promettente ha come avatar una Tigre

Dilhani Heemba, originaria dello Sri Lanka, ma italiana d’adozione, ha dato alle stampe un esempio di lavoro autoprodotto di buona qualità e idee, pur con qualche difetto. Per lei, esordiente caparbia e risoluta,  la determinazione di concretizzare un sogno, ma anche la concretezza e un approccio umile al lavoro e alla modalità scelta per pubblicare. E non manca un’opinione molto articolata  sull’autoproduzione e sull’editoria

1. Dilhani, ci apprestiamo a compiere un viaggio su Nuova Terra. Quali scenari andiamo ad esplorare?

Prima di tutto un saluto a Urban Fantasy, grazie per lo spazio dedicato al mio romanzo.
Per quanto riguarda il viaggio, sarà un viaggio lungo, scomodo e tormentato su una Terra molto diversa da quella che conosciamo oggi, ma nello stesso tempo molto simile, sia per luoghi e le culture, sia per i pregi e i difetti. Uno scenario post apocalittico che presenta, o ripresenta, una Storia che, come ben sappiamo, fin troppe volte risulta essere ciclica: le guerre sono sempre quelle, gli interessi politici, le religioni, i sentimenti, tutto è contestualizzato, ma, come dice uno dei personaggi, si tratta sempre di umani, nel bene e nel male. Per quanto fantastico, il romanzo è prima di tutto un’avventura e la protagonista si troverà in luoghi desertici, come in quelli imbiancati dalla neve perenne, nella giungla e in rari luoghi temperati. Di carne al fuoco, ammettiamolo, ce n’è molta.

2. Quando, come e da cosa nasce questo tuo lavoro?

Nuova Terra è nato due anni fa, quando sono tornata nello Sri Lanka, dove sono nata; la situazione locale -sia per quanto riguarda la guerra civile, sia la cultura e la dimensione che vivono i bambini negli orfanotrofi- ha fatto scattare qualcosa nella mia mente, la quale aveva memoria di un sogno fatto qualche mese prima. Nel sogno una ragazza viene rapita e si trova suo malgrado coinvolta in una guerra tra Razze non umane; ovviamente si tratta di una minuscola parte di tutto il libro. I vari documentari che girano sulla fine del mondo nel 2012 mi hanno dato modo di definire il contesto. In generale, il lavoro è nato da un’esigenza personale che è quella, per me, catartica dello scrivere, anche perché allora non avevo ancora pensato di pubblicare.

3. Protagonista è Shayl’n, una giovane orfana che in un attimo si trova coinvolta in una serie di avventure rocambolesche. Con che predisposizione d’animo le affronta?

Direi che non c’è assolutamente nessuna predisposizione da parte di Shay! Ha diciannove anni e nessun interesse ad allontanarsi dalle persone che ama, inoltre ha un carattere forte e indipendente, essere rapita richiede una ribellione per forza di cose ed è quello che farà. Tra l’altro i suoi rapitori fanno parte di una Razza, quelle delle Tigri Bianche, che lei disprezza e tutto ciò che scoprirà di se stessa non le piacerà.

4. L’amore che nasce tra lei e Dahaljer, è contrastato da varie ragioni. Credi che siano più forti le ragioni insite nei due –il temperamento, l’ereditarietà- o quelle legate a “cause di forza maggiore”, ovvero eventi esterni che intervengono a separare la coppia? O si tratta di cause che si bilanciano?

Credo che, come accade nella vita di tutti i giorni -anche se qui sono accentuate- le ragioni siano bilanciate.

Shayl'n, la protagonista, un ibrido alla scoperta di sé

5. A proposito di amore: che visione proponi di questo sentimento?

Anche qui credo di essermi rifatta a qualcosa di reale. Se da una parte ci appare quasi un colpo di fulmine tra i due protagonisti, l’amore che si sviluppa lungo tutto il romanzo è un sentimento in costruzione, fatto di alti e bassi, di dubbi e di passione, di volontà e lotte. All’apparenza un amore perfetto, ma, come i due protagonisti, ha varie sfaccettature. Non so se io sia riuscita a farlo leggere in questo modo: quello che desideravo era descrivere non un amore dato, non un amore “perché lo dice l’autrice”, non un amore “mi sono innamorato di te e da ora andrà tutto bene”, cercavo qualcosa di più naturale, che fosse frutto dell’incontro/scontro tra due persone con i loro caratteri, i loro credo, i loro “background”. Personalmente credo nell’amore, ma non credo nell’amore perfetto che ti cade giù dal cielo. Forse è quest’ultima la visione che propongo. Ovvio che, nel contesto, l’amore diviene anche un simbolo di accettazione dell’altro, di tolleranza, di comprensione, nonché un valore per cui combattere e grazie al quale combattere.

6. Un elemento storico irrompe tra le pagine, ovvero quello del conflitto che ha insanguinato il tuo paese di origine. Tale conflitto si traduce in quello posto tra le Tigri Bianche e i Lupi Grigi, che sono due popoli nati da una manipolazione genetica. La guerra diventa l’espressione di un messaggio insito nella narrazione, o ha più un ruolo di contestualizzazione?

Decisamente entrambe: è importante nella trama perché è parte della storia, ma attraverso di essa, o meglio, attraverso le parole di Shay e quello che lei vive, passa un messaggio, credo, piuttosto chiaro!

7. Manipolazione genetica, un tema che è il pretesto per immettere l’elemento sovrannaturale, o pensi/temi possa dispiegare uno scenario futuro su cui riflettere?

Sicuramente è un pretesto, ma è un tema che mi ha sempre dato da pensare e questo in parte si ritrova nelle parole di Tejii. Ad ogni modo, spesso mi sono chiesta se sia poi così “futuro” come scenario o se non sia tale già adesso.

8. Shayl’n, rispetto alla risoluzione del conflitto, è una sorta di predestinata, o è solo un tassello da inserire in un puzzle complesso, improntato su una strategia diplomatica?

In parte è predestinata, perché ha determinate caratteristiche che la rendono unica, ma di fatto è un tassello e viene usata come tale, sarà lei a ribaltare la propria situazione -spinta da altri fattori, tra i quali Dahaljer e Nilmini- tuttavia in questo senso non è predestinata, è una sua decisione, è un dire “Io sola ho questa capacità/possibilità, posso decidere di sfruttarlo in questo modo”.

9. Buoni e cattivi… esistono o sono contingenti, in rapporto alle vicende storiche e personali?

Anche qui, come nella vita reale, credo siano entrambe le cose: benché essere buoni e cattivi possa essere caratteriale, il contesto fa molto; del resto, però, si può decidere di esserlo oppure no. I cattivi qui non sono semplicemente cattivi, sono uomini inseriti in un mondo politico e militare, nonché nella natura di un branco, agiscono seguendo egoismi e strategie al fine di conquistare il territorio e il potere; non ci sono veri cattivi o veri buoni: ci sono persone che uccidono per egoismo, persone che uccidono per difendere ciò in cui credono o per difendersi, c’è crudeltà. Il confine tra buono e cattivo, come tra giusto e ingiusto -come fa presente Belden a Shay- è piuttosto labile. Le vicende personali e storiche di certo influenzano, ma cosa ci rende buoni o cattivi lo decidiamo noi. Come dice Shay a Pasha, “nessun buon motivo può spingerti a uccidere a sangue freddo.”

I Lupi Grigi, tra i protagonisti del romanzo

10. Nuova Terra è il primo capitolo di una duologia… Ci puoi dare qualche anticipazione sul prossimo lavoro?

Ho risposto di recente a una domanda simile. Purtroppo è difficile parlarne con chiarezza senza “spoilerare”. Il seguito è un libro molto duro, eppure sarà un libro sull’amore, la speranza e la rinascita. Ci sono delle tematiche che mi hanno influenzata molto nello scriverlo: sono situazioni dolorose di persone che le hanno vissute realmente; ho letto molto a riguardo e le emozioni che mi hanno suscitato ho cercato di riportarle nel romanzo. Alcuni punti sono stati difficili anche da scrivere, nel senso che fanno male. Ok, c’è una scena che ha fatto male a me perché ho una certa visione di alcuni concetti, ma ci sono esperienze che -voglio sperare- fanno male a tutti; scriverle non è stato da meno.
In qualche modo, sarà una vicenda più intima, per i protagonisti, e meno personale per me; però erano tutte cose che volevo affrontare, attraverso loro. I miei personaggi mi odieranno! Del primo volume rimane la crescita dei personaggi – forse non solo dei protagonisti – attraverso vicende difficili; la questione dei mutamenti genetici, in situazioni un po’ differenti; anche la dimensione amorosa si trova a dover affrontare un’ulteriore, faticosa maturazione legata ai fatti: una consapevolezza del noi e una consapevolezza del “me e te” in quel noi. Riprendo alcune vicende irrisolte in Nuova Terra e spero di aver chiuso, in qualche modo, il cerchio.

11. E hai altri progetti in cantiere? Se sì, di che tipo, se ci puoi dare alcune anticipazioni?

Al momento, mi sto dedicando alla promozione di Nuova Terra e sto correggendo il seguito; i progetti, comunque, non mancano mai: sto scrivendo un urban fantasty che si svolge a Roma e sto definendo il plot di un fantasy classico, che, però, credo sia un po’ atipico. Ora che ci penso, in cantiere avrei anche la correzione di due romanzi scritti alle superiori.
Quello che manca è il tempo!

12. Da cosa nasce la scelta della modalità di pubblicazione, Lulu.com? Per alcuni è vista come una scelta coraggiosa e come possibilità di visibilità per autori di talento snobbati da case editrici, per altri è oggetto di critiche, in particolare in merito all’assenza di figure professionali che possano filtrare l’opera, lavorando su eventuali difetti e per il rischio corso rispetto alla qualità delle opere e dell’editoria in generale. Tu come ti sei trovata?

Qui potrei scrivere un altro romanzo. Andiamo con ordine: la scelta è dovuta al rifiuto delle case editrici e delle agenzie letterarie, ma anche al fatto che quelle che mi hanno risposto mi hanno fatto molti complimenti, alcuni dei quali anche dettagliati, questo mi ha spinta a non rinunciare. Mi sono detta che se dovevo pubblicare con un editore piccolo, che mi pubblicava solo in rete, con una copertina medio-brutta, a 18 euro solo la prima parte del romanzo, pagata a posteriori magari con un 5% del prezzo della copertina (per essere ottimisti), potevo tentare con Lulu. Con la grafica me la cavo, anche con l’impaginazione, potevo pagare per fare un editing e metterlo sul mercato al prezzo che dicevo io. In realtà, non è andata proprio così. Il libro è su Lulu, ma anche questi siti fanno salire tantissimo il prezzo, un prezzo giustificato dall’unica copia che stampano, ma non per per un lettore che compra, e ancor meno per uno scrittore esordiente che vuole farsi conoscere.
Anche l’editing è una storia a sé: quelli che fanno un’analisi -non solo del testo, ma anche di tutto il resto- hanno dei costi che io non posso permettermi. In effetti, quello che sto facendo io è stampare le copie in tipografia e venderle a meno di 10 euro. A vendere le copie su Lulu non ho tanto interesse, anzi! Proprio di recente ho deciso di acquistare i codici ISBN, che Lulu offre gratuitamente.

Autopubblicazione, una strada da prendere?

13. Tu come vedi l’autopubblicazione, rispetto allo scenario che si delinea nel futuro editoriale?

Può essere un’arma se la sai usare e se sei fortunato. Ma non è un’arma per tutti: onestamente quando mi rileggo mi vengono duemila dubbi, ma chi mi ha letta (e intendo Case editrici, agenzie e altri scrittori) mi ha detto che so scrivere. Io penso che l’autopubblicazione per molti scrittori sia la strada facile, ma molti non si rendono conto di come scrivono (male), è gente che legge un libro in un anno e ha la pretesa di saper scrivere benissimo. Per quanto io mi ritenga ancora ben lontana dalla perfezione, cerco di imparare dove è possibile. Quello che vedo in molti autori autoprodotti (e purtroppo anche in quelli pubblicati da alcune case editrici) è un’arroganza di fondo. Forse qualcuno mi smentirà, ma l’autoproduzione fatta così non serve a nulla. A mio parere, chi si affida all’autopubblicazione, deve rendersi conto che non è il trampolino di lancio verso il successo, ma solo un passo tra tanti, che potrebbe anche non portare a nulla. In Italia, dove si legge poco e si legge quasi solo in italiano e sui libri cartacei, l’unica vera meta è la casa editrice seria e ben distribuita. Se poi qualcuno ha la fortuna di scrivere bene e di scrivere altrettanto bene in lingua inglese, consiglio la diffusione del proprio scritto in ebook sui siti stranieri, tenendo sempre presente che il lavoro di promozione lo devi comunque fare da solo.

14. E per quanto riguarda le case editrici?

Il mondo delle case editrici medio-grandi per me, è un mistero. Ampliando il raggio a tutte le realtà,  quello che penso è che le case editrici non ti assicurano una buona qualità (e non sto dicendo ottima), né una fantastica copertina, una buona distribuzione, un lavoro di marketing efficiente; a meno che non sia un grosso editore -che tra l’altro non assicurano né qualità, né un buon lavoro di editing!- il resto dell’editoria lascia il tempo che trova. Per pubblicare da esordiente sconosciuto con un grosso editore devi conoscere o chissà che altro, forse un’esordiente su duemila avrà anche un colpo di fortuna, ma non si può attendere la manna dal cielo. Aiutati che Dio ti aiuta, forse è questo il succo di ciò che penso dell’autopubblicazione: uno ce la mette tutta, con un po’ di umiltà e un sogno che, di fatto, rimane nel cassetto. Di certo non è un punto d’arrivo. Per me in particolare, è un modo per farmi leggere, per avere un feedback, possibilmente positivo… Per ora, nel mio piccolo – piccolissimo! – ce l’ho.

 15. Quali obiettivi ti poni come autrice? Quali generi vorresti esplorare?

Essere pubblicata da suddetta casa editrice seria e ben distribuita! A parte questo, farmi conoscere ed essere letta da più gente possibile. Da scrittrice spero di continuare a scrivere a lungo e di migliorarmi, che, diciamo, ora che sono concentrata sul seguito di Nuova Terra, è il mio “incubo”! Forse anche perché ormai ho dei lettori e ho sempre paura che, per questo o quel motivo, potrebbero rimanere delusi. Per quanto riguarda i generi, la mia esplorazione cadrà sull’urban fantasy, ho scritto un racconto in rete di questo tipo (Le Figlie di Ananke. Black Light) ed è piaciuto abbastanza, nonostante io abbia seri problemi con i racconti. Mi piace leggere thriller, ma non credo di avere la stoffa per quello; magari un giorno, chissà… Per conoscere meglio Dilhani: dilhaniheemba.blogspot.com

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