Da ottobre 2011 è disponibile in libreria Licantropi – I Figli della Luna, un saggio interessante e dettagliato sulla figura del Licantropo a cura di Luigi Boccia e Simonetta Santamaria.
Uomo e lupo, il licantropo è il simbolo di una sintesi che unisce la parte animale dell’essere umano con quella più umana del lupo. Uomo e lupo hanno molto in comune: sono creature sociali e condividono la fedeltà al compagno e al gruppo di appartenenza. La componente ferina del licantropo rappresenta non tanto il bisogno degli esseri umani di sfuggire alle norme comportamentali imposte dalla comunità, quanto una ribellione soggettiva, una rivendicazione della propria autonomia e identità.
“La licantropia non è solo plenilunio, metamorfosi, caccia, brutali uccisioni. Ha alle spalle millenni di storia e di interpretazioni che, così come il vampirismo, affondano le loro radici nell’antico.”
Mentre il vampiro è anomico, poichè sovverte completamente le regole dell’esistenza, il licantropo è un “ritorno alle origini”, a quello stato di grazia in cui l’uomo era dominato e posseduto dalla natura. Una fase dell’esistenza umana cui si guarda con repulsione e insieme con rimpianto. La sensualità è forte e non è cerebrale – come quella del vampiro – è più concreta, affine al possesso fisico. Il licantropo è la testimonianza delle radici ataviche che legano l’uomo al passato e che, nel medesimo tempo, richiamano forte il bisogno di un quadro sociale di riferimento.
“Un lupo non può diventare un tenero batuffolo profumato di talco né tantomeno un aitante modello vestito Armani o Dolce e Gabbana. Non può far innamorare perdutamente una donna (tranne che nella favola de La Bella e la Bestia) perché nel suo stato di mannaro perde completamente ogni consapevolezza abbandonandosi all’istinto predatorio. Niente sentimentalismi, dunque. Predare per cibarsi. Uccidere per vivere. E a noi piace questo suo modo di essere selvatico. Quel suo odore aspro di pelo sporco e sangue rappreso. Ci piace perché è riuscito a non piegarsi alle mode della società consumistica, a restare immutato in attesa del prossimo plenilunio e della prossima vittima da sbranare.”
In un dettagliato e documentato saggio – che non risulta mai noioso, ma anzi di facile lettura – Luigi Boccia e Simonetta Santamaria riescono a coinvolgere il lettore presentando sfaccettature e risvolti inediti di una figura soprannaturale da sempre presente nel panorama fantastico mondiale. Gli autori ripercorrono le origini di questa figura soprannaturale – che si perdono tra storia, leggenda e antiche superstizioni – non tralasciando un corposo approfondimento che spazia dalla letteratura al cinema, dai fumetti alla musica in un percorso a 360° che incuriosisce e appassiona.
“Uno degli obiettivi di questo saggio è quindi sfatare le “false credenze” che sono state create dai film, riportando la figura del lupo mannaro al suo originale folklore, antropologicamente ben più interessante del mito cinematografico, ve lo garantiamo.”
Avendo molto apprezzato questo volume, corredato da suggestive immagini, abbiamo deciso di porre qualche domanda agli autori che si sono resi disponibili per quest’intervista.
1. Benvenuti, Luigi e Simonetta, su Urban-Fantasy.it, portale dedicato al fantastico. Vi ringrazio per aver accettato il mio invito, vi andrebbe di presentarvi ai nostro lettori?
Simonetta: Io sono Simonetta, e sono fatta della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi.
Luigi: Ho dedicato la mia vita a scrivere, e alla fine ne sono stato posseduto: ora vivo solo per raccontare storie che arrivano dal paese dell’orrore…
2. È da poco uscito per Gremese il vostro saggio sui Licantropi: da dove nasce l’idea di scrivere a quattro mani un libro di approfondimento su questa figura legata ai generi fantasy/horror? Perché proprio la figura del licantropo e cosa affascina ancora oggi di questa figura soprannaturale?
Simonetta: Un’idea nata da Luigi e basata sulla scarsa produzione letteraria intorno alla figura del mannaro, subissato dal dilagare del vampiro in tutte le salse. Al contrario, il licantropo non si è lasciato addomesticare dalla letteratura mainstream e dalle produzioni hollywoodiane; è rimasto selvatico, predatore senza scrupoli e senz’anima, più lupo che uomo. Più affascinante di così…
Luigi: Sono appassionato di folklore, ho già scritto altro sull’argomento, anche il saggio “Arcistreghe“. Quindi da appassionato di folklore non posso non essere amante delle creature che vivono nel suo sottobosco. Il licantropo è una di queste creature. Inoltre, rappresentava una bella sfida riportare in vita i tratti distintivi dell’uomo lupo, quello vero, quello delle leggende del mondo contadino. Perché affascina? Perché è “immortale”come tanti altri mostri sacri, perché è uno dei tanti volti dell’uomo nero…
3. Raccontateci la vostra esperienza di “coppia”. Com’è stato lavorare insieme alla stesura di “Licantropi – I figli della Luna“? E da dove nasce questa – ben riuscita – collaborazione? Avete intenzione di lavorare ancora insieme nell’ambito del fantastico?
Simonetta: Conosco Luigi dai tempi del mio Donne in Noir, nel lontano 2005. Ci siamo ritrovati per caso l’anno scorso e abbiamo dato vita a una serie di collaborazioni. Per me è stata la prima esperienza a quattro mani, un lavoro da intraprendere solo se si è certi del feeling con il partner, altrimenti sono lame e sangue! Con Luigi è stata una splendida passeggiata, quindi non escludo un bis, in futuro.
Luigi: La collaborazione nasce per caso, io e Simonetta non avevamo mai pensato di scrivere un libro a quattro mani. Un giorno (in una di quelle lunghe chiacchierate telefoniche tra scrittori) ci siamo trovati a discutere di saggi e inevitabilmente anche di vampiri, argomento molto caro a Simonetta. Proprio in quel periodo stavo mettendo insieme dopo mesi di ricerche il materiale per scrivere il mio secondo saggio, per l’appunto sui licantropi. E la domanda è sorta spontanea, tra un concetto e un’affermazione: perché non lo scriviamo insieme? L’unione, fa la forza, l’ho sempre pensato, in qualche modo ci si “compensa”, e se avessi scritto da solo Licantropi non sarebbe stata la stessa cosa, è stata una bella esperienza, con tutte le sue difficoltà, dovute alla stesura del testo e non del nostro rapporto. Infine, se abbiamo intenzione di lavorare ancora insieme? A questo punto mi sorge spontanea una domanda: Simonetta, che ne dici di un altro libro a quattro mani?
4. Immagino che il lavoro che ha richiesto più tempo sia stata la documentazione storica per la stesura in particolare della prima parte del saggio. Come vi siete documentati e come vi siete divisi il lavoro? Come avete selezionato le informazioni da inserire nel testo? Nella seconda parte – dedicata ai libri, film, fumetti, racconti dedicati ai licantropi – come avete scelto il materiale di cui parlare tra la grande varietà della produzione degli ultimi decenni?
Simonetta: Luigi si è occupato di tutta la parte storica, senz’altro la più complessa, attingendo a un gran numero di testi. La mia parte era più di ricerca in senso stretto: libri, fumetti, brani musicali… Non potendo inserire tutto abbiamo cercato di inserire di tutto per offrire al lettore una panoramica a 360 gradi sul mondo mannaro senza annoiare.
Luigi: È stata una ricerca lunga e difficile, che parte da lontano, più o meno dal periodo in cui ho scritto Arcistreghe, il mio primo saggio. L’Italia è un paese con una grande tradizione licantropia alle spalle, ma ricostruirla per noi è stato un percorso irto di difficoltà, poiché sono anni che non escono libri sull’argomento e reperire le fonti giuste ha richiesto tempo. Inoltre è stata condotta una vera e propria indagine in diverse provincie italiane, raccogliendo le testimonianze orali di chi ancora ricorda certe leggende…
5. Simonetta, precedentemente, sempre per Gremese, hai pubblicato il saggio “Vampiri – Da Dracula a Twilight“, altra figura soprannaturale di grande successo in questo periodo. Quale di queste due figure soprannaturali prediligi e secondo te perché il pallido succhiasangue ha – nell’ultimo periodo – conquistato maggior successo di pubblico rispetto al fratello peloso?
Simonetta: Il successo del Vampiro è legato al processo di umanizzazione di cui è stato vittima; se in Twilight, al posto di Edward Cullen ci avessero messo il pallido e deforme Nosferatu dubito che avrebbe avuto la stessa eco mediatica!
6. Luigi sei scrittore, sceneggiatore e regista – e ricordiamolo anche direttore di Weird Tales. Quanto il tuo background e la tua formazione hanno inciso sul lavoro svolto per questo saggio?
Luigi: Tutte le esperienze incidono sui miei lavori, in un modo o nell’altro, e alla fine si mescolano sempre tutte assieme. Una storia scritta è una storia che è stata già filmata nella testa e anche sceneggiata, con tutte le sue atmosfere. E Weird Tales c’entra sempre, è un desiderio che si è avverato, oltre ad essere una grande responsabilità. E le responsabilità ti fanno essere più meticoloso, aumentano la tua professionalità.
7. Facendo un parallelo tra Vampiri e Licantropi per quale motivo pensate che negli ultimi anni – in modo più marcato dopo il fenomeno Twilight – la figura del pallido succhiasangue sia incappata in un cambiamento radicale dalle origini, mentre il licantropo – tranne alcune rivisitazioni moderne per young adults – è rimasto sempre uguale a se stesso, legato prevalentemente alla tradizione horror?
Simonetta: Perché il licantropo non si può depilare, vestire Armani e mettere alla guida di una Aston Martin. È una figura difficile da snaturare, per sua fortuna.
Luigi: È semplicemente questione di “fortuna”. Capiterà il film o il romanzo giusto che porterà la moda licantropia. Ancora non esiste il Bram Stoker del licantropo.
8. E ora i vostri progetti. State lavorando a qualcosa di nuovo – anche separatamente?
Simonetta: Romanzi. Ma solo con un editore degno di questo nome.
Luigi: Sto curando una nuova rivista sul cinema che uscirà a dicembre (“Rue Morgue“) e cercando il modo di fare un film tratto da una mio libro. Poi sto scrivendo un romanzo nuovo, ma scrivere storie è il mio pane quotidiano, il senso della vita…
9. Vi ringrazio per aver accettato il mio invito. Volete aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Simonetta: Sì: leggete e leggete anche italiano: c’è un mondo là fuori che aspetta solo di essere scoperto. E ricordate che non è sempre necessario acquistare un best-seller per avere una buona lettura. Grazie a tutti! 😉 www.simonettasantamaria.net
Luigi: Ringrazio chi sta leggendo quest’intervista per averci dedicato tutto questo tempo. E concordo con Simonetta: leggete, leggete, leggete…