Un film per non dimenticare l’importanza dell’immaginazione
Hugo Cabret (titolo originale Hugo) è un film diretto da Martin Scorsese, scritto da John Logan (L’ultimo samurai, The Aviator, Rango) e basato sul romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick. Distribuito nei cinema americani il 23 novembre 2011, è arrivato lo scorso venerdì 3 febbraio anche in Italia e noi di Urban Fantasy lo abbiamo visto per voi.
La pellicola è ambienta nella Parigi degli anni Venti. Hugo (Asa Butterfield) è un giovane orfano che vive dentro le mura della stazione di Montparnasse e, spostandosi nei dimenticati cunicoli di manutenzione, si prende cura degli elaborati orologi dell’edificio. L’unica eredità avuta dal padre è un automa rotto che Hugo cerca di riparare rubacchiando parti di altri ingranaggi. Grazie all’aiuto di Isabelle (una ragazzina un po’ eccentrica interpretata da Chloë Moretz) l’automa viene finalmente riparato e i due scoprono un indizio che riguarda il padrino della ragazza e che riporta a galla ricordi ormai da tempo dimenticati.
Fin dalla sequenza iniziale si capisce che il film di Scorsese possiede una poetica bellezza visiva. La ricostruzione di Parigi è accurata e i condotti dove vive Hugo, pieni di vapore e ingranaggi, hanno quel gusto marcatamente retrò che ricorda Jules Verne e le mirabolanti avventure dei suoi romanzi. La pellicola vuole rievocare un’epoca, ma vuole soprattutto ribadire l’importanza dell’immaginazione.
Attraverso la storia di Georges Méliès (narrata nella seconda parte del film) Scorsese crea un parallelo con la nostra epoca in cui il cinema cerca solo di riprodurre la realtà e sembra aver perso la capacità di sognare e far sognare. Un messaggio molto importante che, tuttavia, sembra l’unico scopo della pellicola.
Hugo Cabret dovrebbe essere un film capace di coinvolgere tanto i bambini quanto gli adulti, ma Scorsese non riesce a raggiungere questo obbiettivo per colpa di una sceneggiatura troppo semplice e poco coinvolgente. La seconda parte del film sembra più un documentario su Méliès e i pochi momenti d’azione hanno tutti un esito scontatissimo. L’adulto che guarda Hugo Cabret capisce il significato che vuole trasmettere e resta affascinato dall’evocativa bellezza del cinema d’illusione. Il ragazzino che vede Hugo Cabret s’emoziona un po’ all’inizio e poi lentamente s’addormenta.
Parlando degli aspetti più tecnici, la fotografia di Robert Richardson (già premio Oscar per i film JFK – Un caso ancora aperto e The Aviator) rasenta la perfezione. Ottime le prove recitative di Ben Kingsley, Chloë Moretz e Sacha Baron Cohen, mentre Asa Butterfield non è sempre all’altezza del ruolo di protagonista.
In conclusione possiamo dire che Hugo Cabret è per certi versi un capolavoro mentre per altri risulta un po’ deludente. Nella sua interezza è un buon film che forse non si merita le 11 nomination all’Oscar che ha ricevuto, ma che sicuramente verrà ricordato da molti. Da vedere per non dimenticarsi mai di sognare.