Trame intrise da un peccato tanto antico quanto potente si tendono sulla testa di un gruppo di naufraghi dello spazio, approdati su Micondar. Per loro inizia una Grande Avventura, tra magia, tradimenti, amicizia e un Caso che non si rivela tale…
Un romanzo d’intreccio, in cui il Caso svela la sua essenza e in cui le trame del destino s’intrecciano, sulla scia di colpi di scena che nel dare alcune risposte, genera “altri” quesiti. È questo l’esordio di Giulia Marengo, che da un inizio “già noto” con una situazione alla Robinson Crusoe, ambientata in una Galassia dai contorni futuristici, immette i personaggi nell’immaginario mondo di Micondar. Qui una Somma Signora dagli occhi di serpente cerca di manipolare i destini dei nove naufraghi, pregustando già la sua vittoria, nella lotta per il potere.
La sentenza è irrevocabile per i passeggeri della “Sentinella di Vis”
navicella spaziale diretta a Taloph Quarto. In questo luogo vengono inviati coloro che si oppongono al Regime dello spietato Primo Ministro o criminali considerati socialmente pericolosi. Ma per uno strano caso, il veicolo precipita e soltanto nove dei passeggeri imbarcati sopravvivono all’impatto. Tra le lamiere emergono il Comandante della navicella e Connell Dask, suo Secondo, Jayce e Lerin, i fratelli Andrel e Rayne Morgan, Torch il boscaiolo, Sand il cantastorie e il temuto Geth Iarmond. Quest’ultimo, che riconosce il luogo, ovvero Micondar, pianeta distante dal sistema della Coalizione posta sotto la dittatura del Primo Ministro, si pone a guida del gruppetto, che intraprende un viaggio irto di difficoltà. Il superamento delle prove non evita ai naufraghi il profilarsi di eventi che sconvolgono i loro vissuti. Fin dall’inizio, Jayce non si fida del loro Virgilio. E nella stessa ragazza, che è una Guaritrice, si manifestano a un certo punto facoltà incredibili, insieme a un potere, proveniente da qualcun altro, non riconosciuto, entrambi avvertiti da Verenith Auernann, Somma Signora di Aelthin, città delle cento torri di Micondar.
La Somma Signora ha occhi dorati, come quelli di un serpente. E come un serpente, cattura ignari, giovani amanti occasionali tra le sue spire, tanto seducenti quanto mortali. La brama del potere scorre nelle sue vene, come veleno, è il carburante che alimenta la sua astuzia. Verenith ha soggiogato un intero popolo e intende impossessarsi di due poteri elementali (degli Elementi), per ingaggiare la sua battaglia contro il Primo Ministro. La Somma Signora è un personaggio crudele e astuto, antitetico rispetto a un’altra cattiva incontrata di recente, la Principessa Exafiria di Minon, romanzo di Alexia Bianchini e Fiorella Rigoni. Se quest’ultima è vittima del male di cui si nutre, al punto da avere l’aspetto di un orribile mostro, la seconda è invece una che il male lo crea. Ambiziosa come una Lady Macbeth, di una sensualità perversa, ma, almeno all’apparenza, priva di sentimento, Verenith vuol essere fautrice del proprio destino. Una self made woman, che a differenza di altre donne perfide famose, non è la consorte di un signore che sa manipolare abilmente, ma è l’abile burattinaia in cerca di conquista.
Jayce è all’opposto di Verenith, che ha bisogno di lei, ma soprattutto del suo straordinario potere. È descritta come una ragazzina dai capelli ramati e dagli occhi nocciola, ma ha un coraggio e una maturità eccezionali e una natura leale, orgogliosa e onesta. Non è consapevole del potere occultato dentro di sé, e che si rivela gradualmente. Tuttavia la ragazza, che ha un rapporto a corrente alternata con Andrel affronterà le prove che si parano davanti con prontezza e ardimento. L’altro personaggio-chiave femminile è Lerin. Di aspetto nobile, quasi altero, un ruolo “importante” svolto contro la Coalizione, ha in comune con la Guaritrice il coraggio di affrontare il viaggio.
Lerin è uno dei personaggi più sfaccettati del romanzo. Tra le pieghe dell’ardimento che la contraddistingue si disvela l’ amore nascente per Sand; al contempo, però mostra una durezza di pietra, dettata dalla situazione in cui si trovam che la costringe a trattare male il piccolo Ash, l’orfanello, testimone scomodo di un delitto, che la guida tra le nebbie di una palude, accompagnati dal buffo Harry. Uno strano rapporto s’instaura tra i due, e il lettore è portato a farsi domande su questo rapporto, in cui lo scontro tra due macigni, cela qualcosa di tenero.
Sono tante le domande quelle che sorgono nella testa del lettore. Nell’incastro delle situazioni che incalzano nella trama, nella definizione dei personaggi, ci sono sempre zone d’ombra, che favoriscono il gioco dell’immaginazione. Passati non completamente risolti, come quello di Lerin, Geth e Rayne, nomi coinvolti in situazioni note soltanto ai personaggi, la scomparsa del Ministro Pendus Rulrindale, presenta sulla “Sentinella di Vis” e che dal momento dell’impatto si è come dissolto. Quasi tutti i personaggi, nel loro disegno psicologico, hanno qualcosa di sfuggente, ben oltre la tipicizzazione. Nella loro definizione interviene l’archetipo del viaggio. I personaggi sono in cammino verso una meta, un po’ come la Compagnia dell’Anello di Tolkien. Non sono elfi o nani, ma hanno qualcosa di eroico, e per alcuni di loro, di magico. Per loro, però, a differenza di Frodo, la missione ha contorni sfumati. Sanno che grazie all’incidente, sono stati “graziati” dal Caso. Ma il Caso nasce da una situazione reale o è frutto dell’illusione di poter “volare sulle ali della libertà”?
Vincente è anche l’ambientazione, che miscela futurismo e un’atmosfera vagamente medievaleggiante, senza scadere in un mero anacronismo. Giulia Marengo crea un mondo, come ha fatto Tolkien, ma anche autori e autrici del calibro di Michael Ende, Lewis, e più di recente, Licia Troisi. Micondar è un pianeta collocato in una Galassia immaginaria, costituita da tanti corpi celesti. Si tratta di mondi tanto possibili, quando dotati di una credibilità che si svela nelle descrizioni dell’autrice. Pennellate di colore, paesaggi di diversa natura, ma anche città con costruzioni peculiari sono uscite dalla mente della giovane autrice, che non ha trascurato alcuni dettagli, nel dipanare l’intreccio e le azioni. Con una prosa elegante, a volte con qualche aggettivo di troppo in alcune descrizioni, ma attenta a restituire alcuni dettagli, come nelle descrizioni fisiche dei personaggi, l’autrice alterna il presente al flash-back, incastrando senza sbavature o incoerenze gli elementi narrativi. I colpi di scena sono presenti e avvincenti, anche se non manca la componente sentimentale, delicata, ma non smielata.
Se all’inizio la situazione che vede coinvolti i personaggi, ha un qualcosa di già visto, ricordando vagamente Lost in space, e riprendendo l’archetipo del naufrago alla Robinson Crusoe, proseguendo nella lettura, si note come la vicenda acquista una personalità forte. In essa la visione che sembra trapelare, trascende la solita contrapposizione bene-male. Verenith è una cattiva contro l’altro cattivo, ovvero il Primo Ministro. Tra i naufraghi, i confini tra le due antitesi sembrano labili. Come dire che l’essere cattivo o essere buono è relativo alle situazioni del vissuto, ben oltre etichette e categorie.
La Somma Signora freme per avere tra le mani il potere. Già crede di avere vinto la guerra. Ma non sa che quella che ha vinto può essere solo una battaglia. E dalla forza di Jayce, alla fuga di Lerin, passando per Geth, restano spiragli aperti che si spera possano essere chiusi nei seguiti di questa Grande Avventura, la stessa sognata dal piccolo, sveglio, Ash, la stessa che conferma che non sempre le cose “sono a Caso“. Nei mondi possibili della lettaratura, ma anche in quelli apparentemente impossibili della vita.
L’autrice
Giulia Marengo. Nata a Torino, ma cresciuta ad Alba, fra le ambizioni infantili ha quelle di diventare archeologa, neurochirurgo, Nobel per la medicina, e “scrittrice”. Dopo gli Studi Classici, una Laurea in Scienze della Comunicazione e un Master in Comunicazione d’Impresa, ha trovato lavoro presso una banca. In lei resta forte la passione per la scrittura, coltivata negli anni. Nel 2002, a 18 anni, ha pubblicato il suo primo racconto, Per non ricordare, contenuto nella silloge “Sbilauta. Voci e pruriti di buona e cattiva memoria”, edito da Priuli Verlucca. Vincitrice presso alcuni concorsi letterari, mentre già lavorava alla stesura del romanzo che sarebbe diventato Un Antico Peccato, nel 2008 ha pubblicato il racconto De pane mellito all’interno della raccolta “Edithon”, promossa dall’Associazione Telethon (Penna d’Autore ed.).
Info: www.giuliamarengo.it
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gen 19, 2012Posted By
Giulia MarengoE’ fantastica!
Grazie, Roberta
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gen 19, 2012Posted By
Roberta De TomiCara Giulia,
aspettiamo il secondo libro per vedere se ci saranno più risposte o se le vicende susciteranno nuovi quesiti… e chissà cosa nasconde Verenith… e non solo!
Buon lavoro e a presto!
Roberta