Una donna forte e coraggiosa costretta a vivere in un mondo di uomini, tra guerre, profezie, e un amore scritto nel destino. In Lavinia assistiamo alla nascita di un Impero.
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con le opere di Ursula K. Le Guin, a volte troppo “impegnate”, didascaliche e verbose per risultare accattivanti. Non sono mai riuscito a finire I Reietti dell’Altro Pianeta, invece ho letto (anche se senza particolari slanci emotivi) Il Mondo della Foresta. Non ho apprezzato Nuova Atlantide, e invece sono rimasto folgorato da I Doni (edito Nord), talmente bello da commuovere.
Per tutti questi motivi, e in primis per la curiosità di leggere un romanzo storico con l’ambizione di narrare il mito che sta dietro la fondazione stessa del nostro passato, mi sono accostato a Lavinia. Un romanzo che in partenza, lo ammetto, mi ha ricordato moltissimo l’idea di base che ruota attorno a Le Nebbie di Avalon (1983) di Marion Zimmer Bradley: far narrare a una donna, una storia e un mondo fatti di uomini. Si deve molto a quel libro, e anche il romanzo Lavinia ne è debitore. Ma le congruenze non vanno oltre.
Il romanzo della Le Guin, continuando nel suo stile a volte didascalico a volte pregno di azione e pathos, si rivela una mirabile unione di antropologia, sentimento e storia. Non tiene sempre incollato alle pagine, ma quasi inspiegabilmente spinge avanti il lettore, svelando a poco a poco la trama non superba ma affascinante. La ricostruzione storica è pregevole, la caratterizzazione dei personaggi accurata, anche se è in Lavinia che troviamo il lavoro maggiore. Una donna moderna, capace di decidere per se stessa, incurante di tradizioni, volontà altrui, e anche dei dolori che scelte come queste possono infliggere.
Dell’Eneide, infine, grande storia epica di quel poeta mantovano (voluto come mentore anche da Dante per la sua Commedia), sono ricostruiti i fatti degli ultimi sei libri. L’attenzione di tutti è però focalizzata su Lavinia, che nel vero poema non aveva grande spazio, mentre Le Guin la rende voce narrante: la caratterizza, basandosi su piccoli spunti lasciati da Virgilio stesso.
Progetto pregevole, ancora di più se si pensa che traccia parte di un passato mitico molto vicino a noi Italiani. Ursula Le Guin ci racconta una donna forte, moderna, capace di dire no anche a un uomo, a una regina, a un guerriero, a un padre, e libera (anche se costretta nel suo tempo). Un esempio di donna che ha scelto da sé il suo destino. Non è una novità nella narrativa, ma la maestria di una scrittrice tanto blasonata rende vero l’impossibile, l’artefatto narrativo, grazie a una ricerca storica e antropologica impeccabile.
Un ottimo esempio di come il mito e la leggenda, per quanto fantasiosi, possano diventare realtà se supportati da idee forti e convincenti, da uno stile fluente e da un testo con qualità innegabili. Lavinia è un ottimo romanzo, scritto con passione, e coronamento di una folgorante carriera.