Alla ricerca del paranormale in un’Inghilterra ancora sconvolta dalla fine della prima guerra mondiale: tra accettazione e sconvolgimenti, benvenuti al Collegio Rookford.
E’ uscito il 2 dicembre nella sale cinematografiche italiane, 1921 Il mistero di Rookford, una ghost story dai tratti decadenti affidata a Nick Murphy (esordiente al cinema ma ottimo direttore di serie tv, come ad esempio Roma: nascita e caduta di un impero) che vede la giovane Rebecca Hall come protagonista (Vicky, Cristina, Barcellona).
Il film è ambientato in un’Inghilterra da poco uscita dalla prima guerra mondiale, ferita e disperata: piange i suoi caduti e non si rassegna alla perdita. Per questo nel paese sembrano perpetuare figure misteriose in grado di mettersi in contatto con i defunti. La Hall interpreta la razionale e decisa scrittrice Florence Cathcart che si impegna a smascherare tutti i finti evocatori di spiriti attraverso le analisi razionali dei fatti e verifiche scientifiche, venendo ovviamente a scoprire diverse truffe.
Il suo lavoro la porta fino allo sperduto collegio Rookford: si vocifera, infatti, che la misteriosa morte di un bambino sia stata opera di un fastasma. Florence si mette subito alla ricerca delle prove che la porteranno a scoprire se, anche in questo caso, si tratta di una truffa ben congegnata e di un finto spirito vendicativo.
La caratteristica principale del film non sembra però l’oscura presenza, bensì la reazione di Florence (in lutto per la morte del suo fidanzato), di tutti i personaggi e dell’intera Inghilterra alla perdita. Un concetto di solitudine, dolore e mancata rassegnazione che sembra rappresentare il filo conduttore di tutta la storia.
Naturalmente, parlando di ghost story, vengono in mente paragoni storici come Il sesto senso o The others. Ma è questo il nostro caso? O siamo di fronte ad un thriller di struggente suspence sull’incapacità degli esseri umani di rassegnarsi alla sofferenza?