In un intervista esclusiva, lo scrittore parla del suo romanzo d’esordio, del suo modo di scrivere e delle sue fonti d’ispirazione.
Nei giorni precedenti abbiamo recensito The Angels Chronicles, romanzo pulp fantasy edito della Casini Editore. Oggi vi proponiamo un intervista al suo autore, Tiziano G. Bertoni, che ha gentilmente accettato ri rispondere alle nostre domande.
1. Iniziamo dalla domanda di rito: chi è Tiziano G. Bertoni? Ti andrebbe di presentarti ai lettori di Urban-Fantasy.it?
Fin da piccolo ho sempre avuto la certezza che da grande sarei diventato un serial killer famoso, oppure uno scrittore. Poi con il passare degli anni ho capito che il mestiere dell’omicida seriale non faceva al caso mio (troppo complicato), così ho iniziato a riversare tutta la mia creatività su carta, mettendo per iscritto le storie che avevo in testa. Per rispondere alla tua domanda, quindi, diciamo che sono un serial killer mancato con l’insana passione per la scrittura.
2. Sei al tuo primo romanzo per cui è inevitabile chiederti: perché scrivi? E come hai vissuto la tua prima esperienza di pubblicazione?
Per dirla alla Bukowski, scrivo perchè non ho niente di meglio da fare. A parte gli scherzi, credo che le mie motivazioni non siano molto diverse da quelle di altri colleghi: scrivo perchè è l’unico modo che conosco per esprimere la mia creatività, scrivo per dare sfogo alle mie pulsioni emotive, scrivo per raggiungere il cuore delle persone…
3. Hai esordito con The Angels Chronicles, un romanzo che è fantasy pur non rispettando i canoni del genere. Pensi di essere uno scrittore fantasy o ti sei avvicinato a questo genere solo dopo aver pensato alla trama principale del tuo romanzo?
In realtà non era mia intenzione avvicinarmi a nessun genere, ma solo scrivere una storia che fosse coinvolgente e che possedesse tutto quello che il sottoscritto cerca in una buon storia, che sia al cinema oppure tra le pagine di un libro: violenza, ironia e l’elemento fantastico/horrorifico. Più che uno scrittore fantasy, in effetti, mi definirei uno scrittore fanta-pulp-horror…
4. Passiamo al tuo libro. The Angels Chronicles è un romanzo che reinventa la mitologia angelica. Come è nata questa nuova visione degli angeli?
Come per quasi tutte le cose che scrivo, cioè per puro caso. Non inizio mai a scrivere qualcosa sapendo già come andrà a finire: parto sempre da un’idea abbozzata e poi sto a vedere che succede… Nel caso di “The Angels Chronicles”, avevo in mente questa scena (che poi è il primo capitolo) in cui un killer della mafia tiene in ostaggio un individuo in uno scantinato. Ascoltando per caso una canzone alla radio – “Angels with dirty faces” dei Los Lobos – ho poi pensato che sarebbe stato divertente se l’individuo tenuto sotto tiro dal killer fosse in realtà un angelo. Da lì è partito tutto quanto. Non ho pensato: adesso mi metto a scrivere un romanzo sugli angeli… non lavoro in questo modo. Mi piace molto improvvisare, lasciare che le storie vengano fuori da sole.
5. Il romanzo è basato su un ampia galleria di personaggi. Ci vuoi dire qualcosa su come sono nati nella tua fantasia?
Come per la storia, anche i personaggi sono venuti fuori poco per volta: come siano nati nella mia mente, però, non saprei spiegartelo del tutto… probabilmente ho rielaborato miti ed archetipi pre-esistenti, mischiando il tutto con suggestioni e personaggi reali, famosi e non. A volte mi viene da pensare che chi scrive sia solo un tramite, e che in realtà i personaggi, così come le storie, esistano ancor prima di essere ideati. Viaggiano nell’etere come onde di una frequenza sconosciuta e ad un certo punto qualcuno (lo scrittore) le capta e le mette su carta. Ma forse è l’universo stesso che le ha già create e noi imbrattacarte non siamo altro che radio sintonizzate su frequenze anomale.
6. The Angels Chronicles è ambientato quasi completamente negli Stati Uniti. Qual è la motivazione di questa scelta? Perché non lo hai ambientato in Italia?
Per pigrizia. Ambientando un buon ottanta per cento del romanzo a New York, una delle città più filmate in assoluto (film, telefilm, videoclip musicali, show televisivi, mostre fotografiche, pubblicità e quant’altro), non avrei dovuto perdere troppo tempo con le descrizioni paesaggistiche, che non sono il mio punto di forza, e mi sarei potuto concentrare più sull’azione e sulle caratteristiche psicologiche dei miei personaggi, che invece lo sono. Confidavo nel fatto che il lettore aggiungesse il suo back-ground culturale (esiste qualcuno, in Italia, che non abbia mai visto in vita sua un film o un telefilm ambientati a New York?) e che leggendo mettesse del suo per immaginarsi gli ambienti dove si svolgono i combattimenti tra gli angeli. Io mi sono limitato a mettere nel romanzo alcune suggestioni derivate dalla cultura figurativa americana moderna. Pur avendo visitato diverse volte gli Stati Uniti, sia per lavoro che per piacere, non mi ritengo di certo un esperto del loro paesaggio urbanistico, e neanche volevo scrivere un romanzo sul nord America: quello che mi interessava era ambientare il tutto in un contesto urbano credibile e che aiutasse il lettore ad immergersi meglio nella scrittura.
7. Secondo te quale è il lettore ideale per il tuo romanzo? L’hai scritto avendo in mente un target preciso o hai semplicemente scritto una storia che ti piaceva?
A parte le anime troppo sensibili, e i bambini, penso che il mio romanzo possa leggerlo chiunque: ho scritto questa storia prima di tutto perchè piaceva a me, non mi è mai passato per la testa di scrivere qualcosa che potesse piacere a questa o quell’altra tipologia di persona.
8. Nel libro ci sono tantissimi riferimenti cinematografici. C’è qualche pellicola che ti ha ispirato in maniera particolare?
A me piace definire “The Angels Chronicles” un fantasy Tarantiniano, quindi è inevitabile citare “Pulp Fiction”, “Le iene”, “Jackie Brown” e, in parte, “Kill Bill”. Ma non tralascerei neppure “ Quei bravi ragazzi”, “Hana-bi”, “Chopper”, film di altri registi che apprezzo molto.
9. E per quanto riguarda i tuoi gusti letterari? Quali sono i tuoi autori preferiti e quali i libri che ringrazi il cielo di aver letto?
Ti rispondo citando un libro per ognuno dei miei autori preferiti: Stephen King (Le notti di Salem); Ernest Hemingway (Per chi suona la campana); Haruki Murakami (Dance, dance, dance); Edgar Allan Poe (Tutti i racconti); Raymond Chandler (Il lungo addio); Clive Barker (Gioco dannato); Charles Bukowski (Hollywood, Hollywood); Ian McEwan (Espiazione); James Ellroy (Sei pezzi da mille); H.P.Lovecraft (Tutti i racconti); Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila)
10. In tutti i siti in cui è possibile acquistare il tuo libro, accanto al titolo è specificato “Edizione Italiana”. Hai già accordi con case editrici straniere o comunque hai intenzione di tradurlo per venderlo nel mercato estero?
Mi hai dato un’idea…
11. Cosa ne pensi del fantasy italiano? Pensi che in Italia potrebbe mai nascere un fantasy di culto come per esempio sono stati Harry Potter o Twlight?
Penso che in Italia ci siano molti saghe fantasy interessanti, prima fra tutte quella di Amon di Paola Boni, ma apprezzo anche i lavori di altri autori molto interessanti e dotati: Fabrizio Fortino, Anna Giraldo, Mario De Martino, Erika Favaro, Mario E. Bussini, Carlotta de Melas, A.M. Nox Ruit, Alfonso Zarbo, Mauro Fantini… sono tutti autori che stimo profondamente e non mi meraviglierei affatto di vedere le loro opere diventare famose in tutto il mondo.
12. Quali sono i tuoi progetti futuri? Puoi darci qualche anticipazione?
Curo il mio blog personale http://www.sanguesulmuro.com/, sul quale pubblico articoli e racconti e sto scrivendo un paio di romanzi, sempre di genere fanta-pulp-horror.