Streghe Televisive

Non sono popolari nella finzione come i vampiri o i lupi mannari, sono state prese ad esempio dal movimento femminista come emblema di donne libere e perseguitate, ma di tanto in tanto le streghe fanno la loro comparsata nella fiction anche se i risultati magari non sono sempre soddisfacenti.

All’insegna della nostalgia canaglia, ma decisamente poco proponibili oggi, risultano essere Samantha e Ginny, le streghe (o meglio, una è una strega, l’altra un genio femminile) protagoniste dei telefilm anni Sessanta Vita da strega e Strega per amore.

Protagoniste di due situation comedy basate sul gioco degli equivoci: la prima è all’apparenza una tranquilla casalinga tutta dedita alla famiglia che in realtà nasconde il segreto di essere membro di un’antica famiglia di streghe, la seconda è un genio magico che deve vegliare su un astronauta pasticcione.

Si ride certo, perché le situazioni sono paradossali e gli attori in gamba, con una menzione particolare per la brava, bella e compianta Elizabeth Montgomery, nella vita donna molto acuta e intelligente, in Vita da strega, e per Barbara Eden e il futuro JR Larry Hagman in Strega per amore, ma i contenuti sono superati e la visione del ruolo della donna strega, che deve reprimere il suo io magico e mettersi al servizio dell’uomo di turno, francamente deprimente a quarant’anni di distanza.

Diverse anche se sempre leggermente patinate sono le streghe che si sono affacciate alla televisione negli anni Novanta. Le sorelle Halliwell, protagoniste di Charmed, da noi Streghe, otto stagioni turbolente per defezioni di cast e voli pindarici narrativi per trovare una soluzione, restano un esempio di streghe più moderne, che prendono spunti dal filone contemporaneo di rivalutazione del magico al femminile, mescolandolo con commedia, chick lit e vari ambiti dell’immaginario, dalle fiabe all’epica.

Dopo la morte della nonna, Prue, gallerista e responsabile di una casa d’aste, Piper, che cerca la sua strada nel catering, e Phoebe, ancora in cerca di una sua identità lavorativa (che troverà a fatica con vari lavori nel corso delle stagioni), scoprono nella soffitta della loro casa ottocentesca e goticheggiante di San Francisco un Libro delle Ombre, che rivela la loro eredità di streghe al servizio delle forze del bene. Le ragazze dovranno vedersela con demoni (di cui uno, Cole, sarà il grande amore tragico di Phoebe), streghe malvage, angeli bianchi (uno di loro, Leo, sposerà Piper) e altre avventure.

Alla fine della terza stagione, causa le intemperanze della sua inteprete, la carina ma poco simpatica Shannen Doherty, il personaggio di Prue verrà fatto morire tragicamente, e il suo posto sarà preso da Paige, frutto di un amore della mamma delle Halliwell per il suo angelo bianco, cresciuta in un’altra famiglia e valente assistente sociale. La serie comunque sopravviverà a questo, andando avanti ancora per altre cinque stagioni, sia pure con episodi non sempre riuscitissimi (agli sceneggiatori di Charmed piace molto copiare e incollare) e rappresenta un modo interessante e un po’ più moderno di parlare delle streghe, alla luce della spiritualità neopagana senza dimenticare la cultura pop.

Decisamente più adolescenziale e poco incisivo risulta essere invece Sabrina vita da strega, con Melissa Joan Hart, di nuovo una situation comedy, con stavolta una ragazza delle superiori che è anche una strega. Si anticipa il filone del fantastico del decennio dopo, ma senza particolari guizzi.

Un esempio di storia di streghe alle scuole superiori si ha invece nel serial Buffy the vampire slayer, che racconta la storia della Cacciatrice di vampiri Buffy, prescelta della sua generazione e intepretata dalla bionda Sarah Michelle Gellar. Un universo complesso e affascinante, non solo una serie di vampiri e di lotte, in cui emergono anche i personaggi di due streghe, oltre tutto omosessuali, e cioè Willow e Tara. Willow, ex nerd della compagnia, diventa via via più vicina alla magia, finché non incontra Tara, strega naturale, alla quale si lega con un rapporto profondo, minato poi dalla sua crescente dipendenza dalle pratiche magiche, fino ad un tragico epilogo, che porterà Willow a diventare la cattiva alla fine della sesta stagione.

Willow e Tara rappresentano comunque, oltre che una solida coppia che ricorda l’esistenza della diversità anche nella vita reale, un esempio di dedizione, sia pure romanzata, ai riti della religiosità al femminile, con tanto di armamentario di abiti etnici, mobili in colori pastello e gatto al seguito, e hanno subito l’influenza e influenzato tutta una filosofia di vita di diversi coven di streghe reali, soprattutto in California. La serie di Buffy resta una delle serie più interessanti degli anni Novanta, anche per la sua trattazione della magia al femminile e dell’omosessualità.

Ispirata ad un film di culto degli anni Novanta, Le streghe di Eastwick, la non fortunata serie Eastwick, creata da Maggie Friedman, presenta delle streghe più simili alle casalinghe disperate della serie omonima anche se con delle differenze. Joanne, reporter insicura, Kat, infermiera con cinque figli a carico, e Roxanne, artista, si devono destreggiare tra problemi familiari, lavorativi e la presenza dell’affascinante ma pericoloso Darryl Van Horne, in un intreccio intrigante, che si staccava anche dal film e dal romanzo di John Updike, purtroppo penalizzato da una fine prematura.

Adesso è la volta di The secret circle, tratto dalla serie di romanzi I diari delle streghe di Lisa Jane Smith, storia di streghe sull’eterno tema dell’adolescente che si confronta con un nuovo ambiente. Cose forse già viste, ma c’è sempre qualcuno di giovane da affascinare.

Perseguitate nella storia, un po’ snaturate in televisione, forse bisogna ancora vedere una serie televisiva che ricordi fino in fondo la forza del potere delle donne di magia: ma almeno tutte queste serie televisive qualche curiosità nel loro pubblico la fanno nascere.

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