Angelology: un romanzo epico, ambizioso e immaginifico. Per i lettori di urban-fantasy.it l’intervista esclusiva all’autrice Danielle Trussoni.
Angelology è stato indubbiamente un vero e proprio caso letterario nello scorso anno: il New York Times lo ha inserito tra i 100 migliori libri del 2010, i diritti di traduzione sono stati venduti in 30 Paesi, e prima ancora che venisse pubblicato la Sony Pictures ne aveva acquistato i diritti per una trasposizione cinematografica, che vedrà Will Smith alla produzione e Marc Foster alla regia.
Primo capitolo di una trilogia, il cui secondo volume Angelopolis sarà pubblicato in America entro il 2012, Angelology ha diviso i lettori tra i conquistati e i fortemente delusi, con pochi neutrali, perché risulta davvero difficile rimanere indifferenti davanti ad un lavoro di tale portata. Angelology è romanzo ambizioso, immaginifico, di contenuti epici, e talmente denso di trame, points of views, rivelazioni, interpretazioni e reinterpretazioni di fatti storici, citazioni bibliche e miti greci, da turbare con la sua ricchezza e stordire nell’impatto.
Angelology può rientrare nel genere urban fantasy per il tema angelico e l’ambientazione nella New York contemporanea, ma sembrerebbe più corretto classificarlo come thriller religioso/biblico, viste le basi da cui prende forma, i continui riferimenti a brani veterotestamentari, apocrifi o deuterocanonici, l’imponenza epica e minacciosa delle realtà messe in gioco dalle riletture di tali brani.
La riuscita trama ad incastro, il frequente riferimento a miti greci di indiscutibile fascino e potenza visiva e semantica, ma soprattutto il riferimento a libri, o a brevi estratti di essi, fondanti della tradizione giudaico-cristiana (a partire dal visionario e controverso apocrifo Libro di Enoch, attraverso il passo di Genesi 6 dal quale parte l’intera trama, e sino alle citazioni dai libri di Giobbe, di Daniele, e della Lettera di Giuda), fanno del libro un maestoso edificio costruito su solide fondamenta di fonti, citazioni, riferimenti, interpretazioni esegetiche.
Il cliffangher con cui si chiude il libro, comunque, apre a promettenti possibilità di sviluppo della trama, che potrebbero conquistare anche i detrattori e sicuramente attirare chi già ha apprezzato questo primo capitolo. In occasione dell’uscita italiana Urban-Fantasy.it ha intervistato l’autrice Danielle Trussoni.
1. Cara Danielle, gazie per aver accettato il nostro invito, siamo davvero lieti di ospitarti sul sito urban-fantasy.it. Vorresti presentarti ai lettori italiani che hanno letto o leggeranno presto il tuo libro?
Certo, mi fa piacere presentarmi ai lettori italiani, soprattutto perché mi sento molto legata a questo Paese. I miei bisnonni sono nati in Italia e la mia famiglia è rimasta molto fedele alle sue radici. Si sono trasferiti negli Stati Uniti nei primi anni del 20esimo secolo e si sono stabiliti nel Wisconsin. Sono nata e cresciuta lì, ma ho iniziato a viaggiare dopo la laurea. Ho vissuto in Giappone, Bulgaria e adesso vivo in Francia. Il mio primo libro, Falling Throgh the Earth, era un libro di memorie che parlava del rapporto con mio padre, reduce della guerra in Vietnam. Angelology è il mio primo romanzo. Ci sono voluti circa quattro anni per scriverlo, e la maggior parte del tempo l’ho passato a fare ricerche.
2. Hai dato forma e sostanza ad Angelology partendo da un breve brano biblico (Genesi 6,1-4), uno tra i più controversi nell’esegesi veterotestamentaria e, seguendo quella che è stata una delle interpretazioni esegetiche più antiche, hai identificato i citati “figli di Dio” con gli angeli ribelli (i Vigilanti di cui parla il Libro di Enoch) e hai poi costruito la storia dei loro aberranti discendenti, i cosiddetti Nefilim. Un progetto ambizioso che hai saputo orchestrare sapientemente, ci racconteresti da dove è nata l’idea iniziale e come ha preso forma poi?
L’idea mi è venuta per la prima volta quando stavo facendo ricerche per descrivere il personaggio principale del romanzo, Evangeline. Quando ho iniziato a scrivere di lei, non avevo ancora le idee molto chiare riguardo alla sua storia o alla trama del libro a lei dedicato. Sapevo però che si trattava di una suora, e così sono andata in un convento per saperne di più sul loro stile di vita. Mentre ero lì, ho scoperto una cappella piena di raffigurazioni angeliche. Questo mi ha spinto a iniziare a documentarmi sugli angeli nella biblioteca del convento e presto mi sono imbattuta nel passo della Genesi riguardo Nephilim. Sono rimasta assolutamente affascinata e il libro è partito da lì.
3. Per la tua storia hai creato radici solide, facendo riferimento a miti greci di indiscutibile fascino e potenza visiva e semantica (Prometeo da una parte e Orfeo ed Euridice dall’altra), ma soprattutto appellandoti a libri fondanti della tradizione giudaico-cristiana, a brani veterotestamentari, apocrifi o deuterocanonici. Che percorsi hai seguito per scoprire o reperire il materiale utile, che criteri di selezione hai mantenuto per orientarti nell’immensa mole di scritti e interpretazioni esegetiche e teologiche?
E’ stato estremamente difficile trovare le informazioni che cercavo e poi, una volta iniziato, ho scelto quali parti includere nel romanzo. Ci sono tante cose che trovo interessanti riguardo quest’argomento, e avrei potuto passare anni a leggere testi antichi e basta, invece di scrivere Angelology. Ma alla fine, ho selezionato il materiale che si adattava ai personaggi, e allo studio degli angeli che i personaggi rappresentano, mentre altro materiale è rimasto escluso dal libro. Per fortuna, in questo momento sto scrivendo un sequel, e posso utilizzarne molto nel mio nuovo libro!
4. I Nefilim contemporanei, in confronto alla forte caratterizzazione di quelli del passato, sono talmente concentrati su loro stessi, persi nella ricerca spasmodica dell’agio e in una bizzarra e molto umana forma di narcisismo, da non sembrare interferire in modo incisivo sul mondo intorno a loro. Si tratta di un adeguamento ineluttabile al cammino della società umana, qualcosa che ha a che fare con la caduta postmoderna delle meta-narrazioni, oppure è una forma di decadentismo legata all’indebolimento della specie?
Il narcisismo dei Nefilim è una proiezione delle peggiori caratteristiche del comportamento umano. Ho seguito il mio impulso, creando queste creature fittizie (per metà angelo e metà umane), molto attraenti a causa del loro atteggiamento estremo: erano belle, ma orribilmente violente. Sensuali, ma non potevano amare. Mi sono divertita molto a creare personaggi come Percival e Snjea.
5. I tuoi personaggi sono molto “controllati”, a tratti quasi freddi… Ma durante la stesura del libro è sempre stato così? Li hai guidati per mano dove volevi che arrivassero oppure ogni tanto in qualche modo hanno preso vita propria finendo con il guidare loro te?
Penso che i miei personaggi siano iniziati in un modo, e poi abbiano preso vita propria. Evangeline, per esempio, era molto diversa nelle prime bozze. La sua natura era controllata, e un po’ fredda, aveva molto a che fare con il suo ambiente, perché era vissuta nel mondo irreggimentato del convento. Mi è piaciuto assistere all’evoluzione di Gabriella da donna apparentemente controllata a persona appassionata che s’innamora del nemico. Questa è la vera emozione della scrittura, consentire ai personaggi di dirigersi verso il proprio destino.
6. Il finale è davvero inaspettato, ma ancor più lo è l’amarezza che lo accompagna… la speranza è che apra a un secondo capitolo, in cui potranno chiarirsi le incomprensioni, potranno trovare sollievo le delusioni e in cui l’amore avrà un ruolo centrale. Puoi dare una piacevole risposta a questa speranza?
Ora sto scrivendo il sequel di Angelology, e tutte le domande del primo libro avranno risposta. La serie sarà infatti composta di tre libri, e ho già deciso come dovrà svolgersi tutta la storia dall’inizio alla fine mentre la sto scrivendo. Quindi, non preoccupatevi. Presto potrete leggerlo!