Una terra piena d’insidie e meraviglie segrete. Un mondo in cui la magia è realtà, e il viaggio diviene il mezzo per scoprire se stessi. Fino alla domanda in grado di capovolgere ogni certezza: vogliamo davvero essere tutti degli eroi?
Fillory è la terra incantata cui la penna di Lev Grossman ha dato vita nel 2009 attraverso il suo romanzo fantasy intitolato “The Magicians“, protagonista un adolescente di Brooklyn che ha imparato che la magia è più reale di quanto si possa credere, intraprendendo le sue avventure fino a voler rivendicare uno dei quattro troni di Fillory. Nel suo sequel, “The Magician King“, Grossman dà il via alle nuove peripezie di Sua Maestà il Re Quentin Coldwater, ricacciandoci in quel mondo che, come pochi, riesce a catturare l’immaginazione del lettore e a trascinarlo in quei meravigliosi meandri della fantasia.
Il libro di Grossman è un’esplorazione nel mondo della fantasia del lettore – soprattutto il lettore adolescente – il quale viene accompagnato dalla visione di un futuro maestoso e alternativo, un luogo in cui vengono distribuite missioni significative e in grado di concedere gli onori che ogni eroe merita di avere. Eroismo e paura si alternano in una scala di alti e bassi, dove essere veramente un eroe diviene difficile da accettare.
Mentre procede a cavallo con i suoi compagni reali attraverso i boschi incantati, Quentin inveisce contro la noia e il lusso che hanno regnato nei due anni trascorsi come sovrano. In “The Magicians” gli standard del racconto fantasy (animali parlanti, incantesimi, scherma) sono all’ordine del giorno come i personaggi adolescenti che leggono fumetti e scoprono di essere speciali come avevano sempre creduto. L’ammissione al Brakebills College, una scuola di magia nello stato di New York, per Quentin rappresenta l’entrata al gruppo di laureati Brakebills; insieme a loro, Quentin riesce a trovare la strada per Fillory, una terra per molti aspetti simile all’indimenticabile Narnia, e tuttavia differente da essa.
Nonostante le avversità che hanno accompagnato la precedente avventura di Quentin (ha perso la ragazza che amava e ha quasi condannato Fillory alla sua fine), lo ritroviamo con sorpresa in questo nuovo romanzo pronto all’avventura come non mai. Quello che sembrava dover essere un semplice viaggio, si trasforma nella ricerca di una chiave d’oro, di provenienza ignota. Quentin è irrequieto, indeciso, frustrato e frustrante, e Grossman stavolta non ha paura di esplorare e di mettere in evidenza i lati più ruvidi del suo protagonista, rendendolo in tal modo sempre più vicino al lettore.
Vale la pena di leggere “The Magician King” per via del fatto che offre un altro punto di lettura della saga di Grossman. In esso, infatti, la regina Jiulia avrà un ruolo fondamentale. Julia, innamoratasi di Quentin ai tempi del liceo, ha sostenuto l’esame di ammissione per Brakebills, fallito poi miseramente. Tuttavia, lei è diventata un potente mago: parla con gli animali, dispensa oracoli ed ha assunto nuovi e incredibili poteri. Cosa può essere cambiato?
Il racconto di Julia inizia subito dopo il suo fallimento a Brakebills, quando, spinta dalla disperazione, abbandona la sua vita normale ed esplora febbrilmente una rete sotterranea di maghi non regolamentata. Julia scaverà dentro sé, fino alle radici del cuore, e si sentirà familiare a chiunque abbia mai conosciuto la depressione fino a giungere ai bordi della disperazione. È in queste pagine che Grossman approfondisce questo delicato argomento, tracciando una netta differenza tra questi due terribili stati dell’essere. Così Julia realizza la depressione:
“oscurità vellutata in cui ci si poteva rannicchiare e addormentarsi”.
Mentre la disperazione non ha colore. È poi lo stesso autore a definire la differenza tra zero e l’insieme vuoto, giungendo alla conclusione che l’insieme non contenente nulla, nemmeno quella possibilità pari a zero, è peggio di qualsiasi altra cosa.
La narrazione è tuttavia in una continua ricerca di energia consueta allo stile di Grossman. Le tappe di Quentin compongono il viaggio di un eroe perfettamente funzionale, e l’alternanza della sua storia con quella di Julia ha comunque in comune un’infatuazione per le origini della magia, al confine tra tecnologia e teologia. La chiave d’oro sulle cui tracce Quentin è in cammino, è in realtà legata alla magia che fluisce attraverso di lui come il sangue. Julia finisce in Francia, dove un collettivo di adepti ha creato un “istituto per gli studi magici ad alta energia”, e il suo mandato si conclude con una scena talmente cruda da far rizzare i capelli; è qui ammirevole la volontà di Grossman nel rischiare di superare se stesso azzardando scenari di così forte impatto.
Dal finale s’intende chiaramente che ci sarà un seguito, e sarà davvero interessante scoprire se Quentin si mostrerà in grado di conservare il suo posto al centro della storia, o se Grossman deciderà di porlo in secondo piano. Non sarebbe una cattiva idea lasciare che gli altri personaggi vengano messi sotto i riflettori, poiché molti sono dotati di abbastanza spessore da renderli dei veri e propri protagonisti.
“Tutti volevano essere l’eroe della propria storia,”
Quentin dichiara, inquadrando il tema del romanzo. Ma alla fine di “The Magicians King”, lui stesso arriva a capire che non potrebbe esserlo. E’ una dura lezione inferta dalla macchina della fantasia che muove i fili di un romanzo in cui cuore e ragione, magia e realtà, trovano rispettivamente sorgente e foce.
L’AUTORE
Lev Grossman è nato il 26 giugno 1969. Romanziere e giornalista americano, è autore dei romanzi Warp (1997), Codice (2004), I Maghi (2009) e Il re mago (2011).