Nina dei Lupi – Alessandro Bertante

Nina dei lupi, il distopico di Alessandro Bertante candidato al Premio Strega grazie a facebook.

Nina dei lupi è un romanzo ben scritto, particolare nella sua formulazione, quasi epico e non per la descrizione di battaglie o eroi ma per la cadenza, il ritmo narrativo e la scelta del registro linguistico.

Questo romanzo ha suscitato l’interesse di molti perché si tratta di un distopico candidato al Premio Strega, storica roccaforte della narrativa impegnata. In un romanzo distopico le vicende si svolgono in un mondo opposto a quello in cui viviamo (che pure è lontano dalla perfezione), dove viene spesso trattata una società (de)generata a causa di catastrofi ambientali, di virus o di guerre. Si tratta di una società in cui il comportamento umano è legato a regole ferree e in cui l’equilibrio sociale è profondamente alterato o addirittura sovvertito.

La ragazzina protagonista vive ai margini di un mondo distrutto, rinchiusa in una valle senza tempo, in un luogo imprecisato sulle Alpi. Strane febbri hanno dissolto la civiltà precedute da segni bizzarri nel cielo. Chi non è morto ha cercato rifugio nelle campagne mentre gli esseri umani davano il peggio di sé, abbandonandosi a gesti di violenza, furti e massacri. Nina è stata portata a Piedimulo da Alfredo, il nonno, che l’ha salvata mentre la grande città andava in rovina e i morti riempivano le strade.

Nina dei Lupi - Marsilio 2011

L’Autore, Alessandro Bertante, ce la presenta come un’adolescente bionda in una mattina d’autunno. La vita di Nina sta per cambiare: quella notte per la prima volta ha avuto il ciclo mestruale. Ma non solo. Il cielo reca di nuovo quegli strani segni che hanno preceduto la sciagura e Alfredo ha un orribile presentimento: che l’isolamento della loro piccola comunità stia per cessare. Sì, il luogo dove hanno vissuto negli ultimi tre anni è rimasto isolato per volontà dei suoi stessi abitanti, che hanno fatto crollare la galleria che collegava il paese con la pianura, salvandosi dalla devastazione.

La pace è breve, è precaria. Pochi giorni dopo il paese è spazzato via da un’orda di predoni che uccide tutti o quasi gli abitanti, incendia le case e si abbandona con ferocia a saccheggi e violenze a carico dei sopravvissuti. Nina assiste al massacro terrorizzata, ma riesce a fuggire sulla montagna, seguendo un antico sentiero che il nonno le aveva mostrato e che porta nel ventre della foresta.

Ma la montagna è pericolosa, persino ostile. La natura ha ripreso possesso dei luoghi lasciati dagli uomini e i lupi sono i padroni della foresta. Nina sembra spacciata. Ma non è così. Perché sulla montagna vive un uomo, Alessio, che la salva, l’aiuta, la protegge.

Nina cresce in fretta. Passano poche settimane ma la sua vita cambia radicalmente. Non da tempo al dolore di mettere radici nell’anima: lo combatte lottando nel presente per farsi accettare da quell’uomo inaridito che vive nel rimorso.

E poi ci sono i lupi. Tito e Alma, angeli custodi di Alessio. Lo riconoscono come capobranco, lo rispettano e portano lo stesso affetto anche alla bambina che sta diventando donna in fretta.

Nina non ha il tempo di essere adolescente. Il sangue mestruale si sovrappone al sangue versato dai suoi nonni: segna il passaggio netto dall’infanzia alla maturità. Ma sembra, forse, dire che l’infanzia di Nina, con i suoi silenzi e con la paura di ricordare il passatosia terminata molto prima, nei giorni della follia, quando ha visto morire sua madre. Non più giochi, niente tv, basta comodità. Adesso non le è rimasto nemmeno il nido confortevole della casa dei nonni. C’è solo quella casa immersa nel bosco, assediata dalla neve, in cui si vive seguendo il ritmo del giorno e della notte, in silenzio.

Nina impara ad affrontare la solitudine della montagna perché Alessio, spesso, è costretto a lasciarla sola, impara a combattere e cacciare, diviene donna senza accorgersene, seguendo il suo istinto. Nina si innamora di Alessio. Lo scopriamo con una sola frase, piena di pudore e ingenuità.

Ma la loro pace è provvisoria. Perché a valle, a Piedimulo, i predoni si sono fermati, impossessandosi di case e persone. Le ragazze sono divenute oggetto delle violenze degli uomini e le scorte alimentari conservate con tanta cura vengono dilapidate inutilmente. E presto si accorgono che la Montagna nera che incombe sulla valle non è abitata solo dai lupi…

Nina dei lupi è un romanzo che colpisce sotto molti punti di vista. È una storia “silenziosa”, nel senso che non sembra esservi altro suono se non quello del vento o dell’acqua. Pochi dialoghi ridotti all’essenziale eppure l’icasticità delle scene, la loro potenza espressiva, non è penalizzata, anzi. Acquista un vigore fortissimo, da film neorealista.

In più di un’occasione, ho avuto la sensazione che la vera protagonista del romanzo fosse la natura e non la ragazzina. Nina stessa appare come una sorta di incarnazione della natura: da creatura addomesticata che viveva in città diviene essere misterioso, inconsapevole del proprio corpo, fino al momento in cui acquista una totale sintonia con l’ambiente che la circonda. Ciò è testimoniato dal rapporto di fiducia che si instaura progressivamente con la coppia di lupi che vivono con Alessio e che si legano a lei riconoscendola come loro pari.

Alle spalle di questo breve romanzo vi è uno studio attento delle tradizioni popolari e della ritualità ancestrale delle popolazioni alpine. La gente ha perso la fede nel Dio delle chiese, rimaste vuote dopo la catastrofe. Persino i santi non proteggono più: sono solo statue, simboli di un Dio traditore e indifferente che forse non è mai esistito. Ci si aggrappa allora a qualcosa di tangibile, di concreto… come la terra. La Madre creatrice, Dea che custodisce i suoi segreti e li svela solo alle figlie che hanno abbandonato la “vita di prima” per vivere come creature della natura.

Non è un caso che la figura che incarna questa nuova filosofia di vita sia Diana, donna forte dal nome antico: il nome della dea cacciatrice e cocchiera della luna, dea della notte e del mistero femminile. Viene dalla città, studia la gente della montagna e le sue storie ed è l’ultima cittadina ad arrivare a Piedimulo prima che la galleria venga chiusa. Nel momento in cui anche l’ultima struttura sociale crolla, Diana ricorre a ciò che ha imparato: alla tradizione, alle maledizioni, finché queste divengono parte di lei, fino a che non si abbandona alla Dea madre di tutte le cose. Alla fine del libro, Diana diviene guida spirituale, mater et magistra della nuova comunità che vive in armonia con la terra.

Il volume è onirico e struggente, intessuto di frasi di forte impatto e di passaggi poetici impregnati di malinconia. L’Autore mostra – attraverso il suo stile, fatto di frasi brevi e compatte, un’aggettivazione che usa termini desueti ma adattissimi – un mondo che è sospeso tra catastrofe e fiaba, dove il confine tra crudeltà e poesia è sottilissimo.

Poche volte la narrazione usa il tempo passato: assai più spesso è usato il tempo presente che porta il lettore dentro la storia in maniera efficace, persino brutale. La narrazione è scandita dal mutare del tempo: dalla neve, dal freddo e dal disgelo, in un ritmo che segue quello naturale.

Nina dei lupi è soprattutto la storia della vita che muore e che si reinventa, di coraggio perso e ritrovato, di solitudine che diviene necessità e condanna. È una storia dolorosa, ben lontana dai distopici d’oltreoceano, priva di sensazionalismo, ma carica di forza.

E a questo punto, una domanda che – è il caso di dire – sorge spontanea. C’era bisogno di una candidatura al Premio Strega per accorgersi che in Italia si scrivono degli ottimi romanzi che, pur essendo fantastici, hanno qualcosa dentro? In Italia, gran parte della critica ritiene che la letteratura fantastica, di qualunque marca, rappresenti roba buona per ragazzini e/o persone di scarsa cultura. È così o è solo un pregiudizio, frutto di una concezione arcaica e vagamente elitaria della letteratura che vuole il romanzo come un prodotto in cui i protagonisti si macerano nel dolore? È una considerazione sussurrata, la mia, che necessita di ben altro spazio. Ma è qualcosa su cui riflettere, per comprendere davvero “dove stiamo andando.”

Nina dei lupi

Autore: Alessandro Bertante
Editore: Marsilio
ISBN: 9788831708579
Pagine: 223
Prezzo: € 18,50

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