La Nostalgia del Vampiro

La strana sorte delle creature della notte:  dalla fame di sangue alla fame d’amore. Dove risiede il vero fascino del vampiro? Perché seduce e ammalia come nessun’altra figura soprannaturale?

I vampiri dilagano. E dirlo è già di per sé una ovvietà. La comunicazione di massa ha i suoi rabdomanti che individuano la vena abbondante (che siano loro i veri vampiri?) e la sfruttano: le saghe letterarie recenti, i film al cinema e i numerosi telefilm dimostrano che i lettori e l’audience sono assicurati. Di certo i cultori del genere ci sono sempre stati, ma ora il numero e la diffusione di questi prodotti, e il successo che conseguono, parlano di un fenomeno che qui si vuole indagare e che affonda le radici nell’immaginario collettivo passato e presente di cui la letteratura degli ultimi secoli è stata un esempio.

Il dilagare del soprannaturale è causato da quello che ci viene propinato di continuo o corrisponde ad un bisogno, una domanda, un dubbio che si nasconde in ognuno di noi? La letteratura del passato ce lo può provare. Il mistery torna di moda quando le epoche arrivano a un punto critico? Per esempio, Frankestein nasce quando la scienza fa paura, Moby Dick, mostro sanguinario e vendicativo, emerge dalle acque quando la classe operaia inizia ad incutere timore nella borghesia, Duel e Lo Squalo ci parlano del nostro timore del futuro e l’ottimismo reaganiano trasforma l’alieno cattivo nel tenero E.T. Se è così, che dicono questi vampiri, che gironzolano nel nostro immaginario, di noi?

Klaus Kinski nel Nosferatu del 1979

Belli. Nosferatu non va più e il casting oggi caccerebbe a pedate un novello Klaus Kinski, oppure lo utilizzerebbe per il villain.

Eterni. Eternamente belli. Niente pancette che trasformino il nostro eroe in un invincibile pantofolaio. Eppure questa eterna bellezza non è quella perversa di Dorian Gray.

Se è vero, come afferma Isabelle Cani, che Harry Potter, a cavallo fra il Novecento e il Duemila, è l’opposto speculare di Peter Pan, l’altro fanciullo magico del confluire dell’Ottocento nel Novecento, poiché quest’ultimo non voleva crescere, mentre l’ottimo Harry compie i passi consapevolmente verso l’età adulta, allora, si potrebbe dire che anche i nostri vampiri costituiscono il contrario di chi, come il personaggio di Oscar Wilde, coniuga la perversione con l’angelica bellezza.

Robert Pattinson - Edward Cullen

Macerati dall’inquietudine, infatti, Edward Cullen, Louis de Pointe du Lac, Angel, Bill Compton, Damon e Stefan Salvatore si dibattono strenuamente fra il bene che vorrebbero e il male che determina la loro natura, creature della notte che si struggono per la luce del giorno che in genere è veicolata simbolicamente dalla donna, the girl in question, la Beatrice di turno.

Il fascino di questi vampiri risiede nel fatto che la loro essenza è prendere il sangue nonché, frequentemente, la vita dei poveri mortali e la loro voracità istintuale, quel loro desiderio così assoluto e profondo, finisce per stregare il lettore perché questo lato così primordiale corrisponde alla parte animale di noi, quella che si vorrebbe negata dalle norme civili e religiose. Il punto è, però, che innamorandosi vogliono dare tutto all’amata e per questo sono una contraddizione in termini.

Ecco qui la ricetta: mischiare in dosi abbondanti il fascino della dannazione con il libero arbitrio, che finisce per scegliere il bene, ed è fatta, perché amare l’altro più di sé stessi è l’apoteosi del bene. I vampiri erano i mostri delle tradizioni popolari, crudeli e assetati di sangue (l’eredità del principe Vlad). L’amore per una donna cambia immediatamente le carte in tavola; succede così per Dracula con la bella Mina, almeno nella personale interpretazione del film di Coppola, dove il principe delle tenebre, da crudele parassita del genere umano, sfuma nello stereotipo dell’eroe romantico.

Qui però, tornando ai giorni nostri, di fronte a questi vampiri dell’ultima generazione, si assiste a scelte decisamente “ecologiche”. Per esempio, i vampiri vegetariani di Twilight vanno a caccia di grandi animali, come anche Angel e Spike del Buffyverse – più cittadini – si nutrono di sangue di maiale opportunamente acquistato ai macelli, Mick St. John lo compra sottobanco e se lo inietta direttamente in vena, Bill Compton può finalmente assecondare la sua natura di gentiluomo del vecchio Sud ricorrendo al True Blood, il sangue artificiale che dà il nome alla serie; la piccola comunità vampira di Mystic Fall ruba le sacche di sangue all’ospedale.

Spike & Buffy

Sostanzialmente la scelta di amare che compiono è l’esaltazione del libero arbitrio. Spike di Buffy ne è la migliore esemplificazione: si innamora della Cacciatrice e lentamente cambia, prima impossibilitato a fare del male da un opportuno chip, poi sceglie il bene per essere degno di lei e alla fine, pur con la certezza di non poter vivere con lei quell’amore che lo ha restituito a se stesso – sin dall’inizio era un vampiro anomalo, l’opposto e il contraltare del perverso Angelus -, sacrifica la sua vita per salvare il mondo.

Eppure quell’impossibilità di sapere se Dio perdona o no lascia questi vampiri in quel limbo d’indeterminazione che costituisce il loro fascino. Creature liminari. Ma forse ci piacciono per questo. Non saremo allora noi a stare sulla soglia?

Ancora, Angel espia i misfatti orrendi di Angelus, icona della parte oscura e della parte luminosa che sono in ciascuno di noi (il Dottor Jekyll e Mister Hyde, naturalmente). Edward Cullen, poi, è peculiare, in lui c’è una sublimazione: è un concentrato di virtù morali, che arriva a non voler “consumare” con Bella se non nel matrimonio. Il fascino oscuro è assicurato dal desiderio potente, devastante del sangue di Bella, ma il controllo è assoluto.

Del resto è sintomatico che i vampiri di Twilight non abbiano più nemmeno l’aspetto mostruoso. Al massimo rilucono alla luce diretta del sole ma, ad ogni modo, rappresentano comunque la voragine del desiderio connaturata con la parte oscura in ognuno di noi, e qui la menzione di Freud è quantomeno ovvia.

Il massimo della sfrenatezza e il massimo del controllo. La propensione verso il bene, che si esprime nell’amore per l’altro più che per se stessi, si declina in un controllo delle passioni, in una negazione del desiderio eppure, nella nostra cultura, l’ascetismo è sentito come un dimidiamento dell’io (Nietzsche docet), ogni pulsione è sentita come un diritto – sembra di sentire il rappresentante politico al Congresso di True Blood – quindi essere “buoni” è sentito come un rinnegamento della propria completa umanità.

Mick St. John in Moonlight

I vampiri sono l’oscurità, senza il sangue dell’altro non esistono, non possono “vivere”, loro devono desiderare l’essenza vitale dell’altro. In fondo è una quasi banale metafora dell’amore, o dei rapporti in genere. Non si tratta forse di quella deriva oscura che nell’intimo di ciascuno trasforma l’amicizia in bieco sfruttamento e i rapporti in “homo homini lupus”, il peccato originale insomma, il male che viene da dentro e che trasforma quello che tendiamo a essere in ciò che ci riduciamo a essere? Quel fenomeno davanti al quale si può esclamare, appunto, “Peccato!!”?

Quindi chi è in fondo Edward Cullen? Chi rappresenta? Bello, perfetto, buono in genere verso tutti, innamorato perdutamente, protegge Bella, è sempre presente per lei, pronto al sacrificio, anche non visto è sempre al suo fianco, preoccupato del suo bene più che del proprio. Un vampiro bello e buono come un angelo. Non sarà un nuovo tipo di Angelo?

Cos’è che non hanno gli angeli e che ci urta non abbiano? L’urgere del desiderio. Questo secondo la nostra visione moderna e come detto, dimidiata. Dunque è bello come un angelo, volto al bene perché il suo bene è Bella e per lei darebbe la sua non-vita. Naturalmente Edward è forte, superiore, lui non è debole. E questo forse è il punto. Il vero peccato, nella nostra società, è la debolezza.

Sookie & Eric in True Blood

L’equazione buono = debole per i vampiri non vale. Questo è il segreto del loro successo. Sono i cattivi ragazzi che piacciono, quelli che non subiscono. Anche a questo riguardo fa scuola  il vecchio Spike che quando si rende conto di stare cambiando, a causa del suo amore per Buffy, è preso chiaramente dalla paura di rammollirsi e vorrebbe liberarsi da questo “maleficio”. Alla fine, però, comprende che la sua forza, la sua potenza trova la sua realizzazione nel sacrificio, quello estremo, della propria vita, come aveva fatto Buffy prima di lui, morendo per salvare il mondo.

Angel, a sua volta, accetta di morire pure di procurare un’altra possibilità alla sua creatrice Darla. Stefan Salvatore sembra perfino troppo buono, se non fosse che veniamo a sapere che è un drogato di sangue e se non usa un ferreo controllo su se stesso diventa incontrollabile e feroce, più del già pericoloso e imprevedibile fratello cattivo, Damon.

Il giovane Cullen, quando realizza che la sua vicinanza è un rischio per Bella, decide di starle lontano, anche se questo lo distrugge. Lui è atipico perché accetta il contatto anche con i nemici giurati dei vampiri in Twilight, gli uomini lupo e, in genere, vuole il bene dell’umanità, come tutta la sua famiglia.

Carlisle Cullen in Twilight

Come il suo simil-padre che fa il medico, esorcizzando la sua sete di sangue momento per momento; loro si controllano, sono l’esaltazione del libero arbitrio perché scelgono il bene, ma non possono proprio darci l’idea di esseri dimidiati dal fatto di andare contro i propri desideri.

E così, in questo tempo che odia la debolezza, idolatra la forza ed esalta la libertà di scelta, il vertice sembra risiedere in chi, dall’alto della propria potenza, per amore, sceglie il sacrificio, la debolezza per eccellenza, il rinnegamento di sé.

Dunque, cosa dicono di noi questi vampiri che ci intrigano tanto? Ci parlano della nostra debolezza di moderni It’s about the Power, direbbe Buffy – abbiamo bisogno di sentirci forti, vogliamo tenerci stretti il diritto al desiderio, ma in fondo sappiamo che l’unicum necessarium è l’amore, che quando è vero chiede l’annientamento di sé e noi invece abbiamo davvero una gran paura di essere e sembrare deboli.

Siamo figli di una contraddizione culturale, perché riconosciamo il bene quando lo vediamo, ma abbiamo il dubbio che senza l’oscura violenza istintiva che ghermisce l’oggetto del proprio desiderio potremmo risultare inermi. Siamo come farfalle notturne che danzano intorno a una fiamma di cui vogliamo negare l’esistenza. Siamo affascinati dai demoni, ma abbiamo tanta, tanta nostalgia degli Angeli.

NOTE:
[1] I.Cani, Harry Potter o l’anti Peter Pan. La magia della lettura, Mondadori, Milano 2008
[2] S. Freud, L’io e l’es, Boringhieri, Torino 1976
[3] F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, in Opere complete, vol. 6, Adelphi, Milano 1986.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Comments

Posted On
lug 26, 2011
Posted By
elys

ho letto solo ora l’articolo, complimenti è veramente molto bello è ben articolato! io personalmente penso al vampiro come al lato oscuro di noi più che a quello animale (la lascio ai licantropi quella caratteristica) ihihi.

Posted On
lug 27, 2011
Posted By
Antonella Albano

Interessante differenziazione Elys, ci devo pensare… 😉

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.
  • RSS
  • Facebook